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mercoledì 31 marzo 2010

Serate sfumate e incontri ravvicinati dell'ottavo tipo (Parte III)

E allora vediamo di concludere questa appassionantissima saga che sta già guadagnando quintali e quintali di Awards della Cazzata da tutto il mondo.
Anche perché se lascio aspettare ancora un po' va a finire che mi dimentico tutto. E vi assicuro che c'è parecchio da dimenticare…Vi sto per raccontare una di quelle cose che solitamente rientrano nella categoria "leggende metropolitane capitate agli amici degli amici" che però sono assolutamente vere perché me le ha raccontate un amico che non racconta cazzate e che conosce uno il cui amico etc etc. 
Allora, ci eravamo lasciati che ci stavamo dirigendo quasi con la coda fra le gambe verso il Side Bar. Heaps of fun al Side Bar! Ma solo se sei un backpacker ubriaco. 
Se non sei ubriaco potresti essere sopraffatto dalla puzza di vomito. 
Oppure non accorgerti che stai camminando sopra il vomito. E quindi scivolare. Sul vomito, ovviamente. Che festa!
Il Side Bar è un locale per backpacker (se non si fosse capito) ed è situato sotto un ostello vicino alla Central Station di Sydney. 
Fuori dal locale si possono trovare backpackers che copulano su per il muro incuranti del fatto che si è formata una folla intorno a loro. 
Dentro il locale frotte e frotte di backpackers da tutto il mondo che in sostanza cercano di ciulare. Stringi, stringi è così.
Vabbè, entriamo e siamo subito accolti da una vampata di vomito doppio malto. Ci prendiamo una birra. Giro del locale. Tentativo di integrazione nel popolo danzante. Tentativo fallito. Fuori dal locale. 
Decidiamo che la serata ha già dato quello che doveva dare e andiamo a prendere l'autobus per tornarcene a casa. 
Arrivati a Newtown facciamo un piccolo tratto assieme e poi io svolto in Camden St, abbandonando l'allegra comitiva. 
La via in cui abito io non è molto trafficata. Però mi è già capitato di trovare gente confusa che cammina e mi chiede se da quelle parti c'è un ostello. Questo all'una di notte. Una volta ho trovato un ragazzo buttato di traverso sul marciapiede a faccia in giù, con le gambe fuori dal marciapiede, ubriaco come poche persone nella mia vita ho visto in quello stato, che piangeva e non riusciva a capire dove fosse e perché. Non riusciva neanche a parlare. Piangeva e basta. Poveretto…
Insomma, di incontri strani se ne fanno a Camden St.
Ma quello che mi è capitato è un incontro ravvicinato di quelli che non se ne sente il bisogno.
Mentre procedo con passo lungo e ben disteso, una macchina passa. Io attraverso un incrocetto e noto che la macchina si ferma e mette la retro.
"Cazzo"- penso io -"non mi vorrà mica chiedere informazioni stradali perché si è perso…". In un certo senso è così.
La macchina si ferma accanto a me e il finestrino si abbassa. Mi accosto al finestrino e c'è un uomo sui 40 anni alla guida. Macchina grande, da famiglia.
Il tipo esordisce chiedendomi:"do you know where is Milton St?". 
Ci penso un attimo ma non ricordo proprio di aver mai visto quella via a Newtown. Rispondo di no. Il personaggio prende tempo come se non volesse proprio andar via.
Mi fa:"ehm, do you know any place where I can have some fun?".
"ZIO STRONZO!"- penso io, in maiuscolo.
Invece di mandarlo a cagare come avrei dovuto fare se fossi stato uno del posto, faccio finta di pensarci un attimo e cerco di prendere tempo. Penso:"ma zio can, perché proprio a me devono capitare robe così?".
Come se stessi cercando disperatamente di portare a termine una missione spaziale mi metto a pensare a cosa stracazzo potessi rispondere a quel povero pervertito.
Ad un certo punto, malauguratamente, mi ricordo che una volta tornando dalla vicina stazione di St Peters, il Got mi avesse indicato uno stabile dicendo che "quello deve essere un bordello di lusso".
Io, pirla, cerco di spiegare al personaggio i risultati del mio pensare.
Lui mi guarda e mi fa:"maaaaa…ci sono uomini o donne? No, sai, siamo a Newtown, è meglio chiedere…".
Io, sempre più allibito:"vecchio, che cazzo ne so?". Zio can!
Ma a questo punto la situazione, seppur strana, rientrava ancora nella casistica di cose che ti potevano accadere. Voglio dire, può sempre capitare che uno che va a troie sia così sprovveduto da dover chiedere informazioni al primo passante che trova…
Il puttaniere, evidentemente insoddisfatto dalle mie risposte, si spinge oltre e mi confida:"you know…I'm looking for a blow job".
Io rimango interdetto ma mi vien da ridere. Ma anche un po' da scappare. Scappare ridendo, ecco cosa dovevo fare. 
Ora, dico io, ma come cazzo viene in mente a uno di esternare a chicchessia le proprie pulsioni sessuali?
Che povero pirla che sono stato, penso ora rimembrando l'accaduto.
Io veramente non sapevo che fare. Non riuscivo a trovare una risposta convincente che risolvesse la situazione. Cosa potevo rispondergli? un sarcastico "ehi mate, everyone is looking for a blow job"? un semplice e convincente "fuck off"? un "tottea in cueo" in salsa nostrana?
E il peggio doveva ancora venire.
Mentre mi sforzavo di mimargli la mia disperazione per non poterlo aiutare capita quello che uno non si aspetta. 
Vista la mia resistenza a desistere, deve aver pensato che fossi in qualche modo interessato.  Vedo che prende coraggio e mi chiede se voglio salire in macchina che ha voglia di farmi un blow job.
"Ahhhhh par carità!" penso io mentre gli dico semplicemente "No!". Lui mi dice"Are you sure you don't wanna try?".
No, zio can…Questo è veramente troppo. E così pensando mandai a fanculo per la prima volta da quando sono qua un local con un secco e sincero "Fuck off". Poi me ne tornai a casa, che era 20 metri più in là.
Da quella sera faccio attenzione ogni qualvolta mi si ferma una macchina a fianco. Se poi mette la retro, io mi tengo pronto a scappare.

mercoledì 24 marzo 2010

Serate sfumate e incontri ravvicinati dell'ottavo tipo (Parte II)

Dunque, eravamo rimasti che ci stavamo dirigendo all'Opera Bar. 
Aaaah, l'Opera Bar…Un posto da fighi. Un posto non per Ben. 
Il Got sembra fuori di sé e ci diverte da morire. Lungo il tragitto fa battute che Borghezio approverebbe e che fanno rizzare i microbi persino a Ben (si è saputo poi che non è riuscito a rendere in inglese quello che voleva dire in realtà, complici anche i drinks precedenti). Lo perdoniamo sulla fiducia.
Raggiungiamo il bar. La lunga camminata di almeno 500 m ci costringe a ordinare una birra, per me e Matteo, e il solito Jack Daniels per Ben e il Got.
Che festa! Birra in mano cerchiamo di guadagnare la "panchina" che dà su Circular Quay. Nella foga di guadagnare il più in fretta possibile il Matteo non si accorge che un gruppo di svantaggiati ha intelligentemente appoggiato i bicchieri per terra…clin clin clin fece il bicchiere semivuoto prima che il Matteo tirasse in ballo tutti gli abitanti della sfera celeste.
Sempre bestemmiando in un italiano perfetto cerca di giustificarsi con gli svantaggiati ma gli riesce solo di andare a ricomprare il bicchiere di vino. Gli diciamo poi che in realtà aveva rotto un bicchiere vuoto.
La svantaggiata però non ha perso occasione per attaccare bottone. Era una neozelandese che ha cominciato a tediarci col fatto che abbiamo vinto i mondiali grazie alle simulazioni di Totti e questo e quello. Uff...Vabbè, mi divincolo e lascio il Matteo in balia della kiwi. 
Vedendo che non lo lasciava andare (e preoccupati per la sua incolumità fisica), lo chiamiamo al telefono e lo aiutiamo a liberarsi. Affermerà poi che si stava in realtà divertendo a insultare gli inglesi. 
Decidiamo che l'Opera Bar ci ha dato quello che volevamo e cambiamo aria. Non ho idea di che ore siano ma Ben dice che preferisce andare a casa perché non sa quanto tempo ci metterà a tornare. La speranza di una serata migliore si fa largo!
Con passo lungo e ben disteso siamo in George St a fantasticare su quale locale scegliere per tentare di entrare. 
Il Got propone l'Establishment. Niet, fa il buttafuori indicando che abbiamo un abbigliamento troppo casual. Salvo far entrare subito dopo di noi un ragazzo altrettanto casual. 
Non abbiamo scampo! Non entreremo mai in un posto fico se lasciamo parlare l'alito del Got.
Facciamo tappa tecnica al bancomat e troviamo due sbombardati che ci dicono che hanno appena trovato in un locale lì vicino delle ragazze che hanno chiesto loro se volevano fare una orgia. Ha ha ha ha ha! Incredibile!
Preso dall'entusiasmo il Got dice "andiamo a vedere, andiamo a vedere!" (ovviamente nessuna intenzione di partecipare). 
Ripassando davanti all'Establishment incrociamo un paio di ragazze.
Una di loro, ormai 10 metri oltre, ci grida un "ah maschiooo" con un perfetto accento romanesco. Il Matteo, lesto risponde "ah bellaaa". La ragazzotta, tra l'imbarazzato e il giulivo si mette a ridere e ci raggiunge farfugliando cose confuse. Non è ubriaca però diciamo che sprizza giovialità.
Si parla delle solite cose che si tirano fuori tra connazionali a Sydney (da quanto sei qua, cosa fai, etc, etc), il Matteo cerca di vedere se c'è spazio per l'abbordaggio. Sta tipa qua ha trent'anni ed è in Australia da vent'anni. Chiedendomi quanti anni avessi mi mette una mano sulla pancia. Oh, Oh! L'altra ragazza cerca di ricordarle che c'è gente che le aspettano ma la bionda sembra felice di parlare con noi. Quando è stato il momento di salutarci mi dice "tu sei una sorca incredibile". Ma zio can. Ma "sorca" non è utilizzato in romanesco per riferirsi all'apparato genitale femminile (giusto per non usare le parole volgari)???? Cos'è? Mi ha preso per un omosessualo? O vent'anni di Australia le hanno confuso le idee? Non capisco. 
Continuando a camminare (io alla ricerca della mia identità perduta) pensiamo a dove possiamo continuare la serata. Io tiro fuori un locale in cui ero stato una volta con i compagni di corso: il V Bar. Non era male. Arriviamo lì davanti e i buttafuori ci fanno subito storie per entrare (quanto "avete bevuto" e cose simili). 
Poi però entriamo e scopriamo che nel locale ci sono sette persone, noi compresi. Vengo cazziato dai due compari per tutto il quarto d'ora successivo.
Desolati per l'esito della serata, ci avviamo verso il Side Bar…
Però il resto ve lo racconto nel prossimo e ultimo post di questa saga.
Sembra incredibile ma il pezzo forte deve ancora venire…
Vado a farmi un buon risottino.
ciao

martedì 23 marzo 2010

Serate sfumate e incontri ravvicinati dell'ottavo tipo (Parte I)

Ovverosia: come distruggere una serata in due mosse.
Ragazzi, vi sto per raccontare come una serata che si annunciava promettente è stata distrutta in parte dal Got e in parte dal fato. Ma mi toccherà spezzarla in due o tre parti perché sono successe tante di quelle cose che non avete idea.
Preparatevi, ci sono tutti gli ingredienti per parlare di una serata che si annunciava promettente e che è stata etc etc. Insomma, avete capito.
Venerdì scorso decidiamo di fare serata e di andare a The Rocks che è quanto di più vicino ci sia al nostro concetto di centro storico per Sydney. E' una zona molto turistica dove però ci sono dei bei localini e il mercatino. Da lì si può avere una bella vista di Circular Quay e della downtown
La serata è calda e ci sono le stelle: fantastico!
Io, il Got e il Matteo ci diamo appuntamento alle 20.15 alla fine della mia via. Io arrivo con il mio consueto ritardo di 5 minuti e subito ho "La Brutta Sorpresa". Quella che ti mozza le gambe prima ancora di cominciare a camminare. 
Ad aspettarmi non c'è solo il Got e il Matteo ma anche "l'uomo che sussurrava alle cocarache". Al secolo: Ben.
Ben è un ragazzo che i più definirebbero disgustoso: non ha vita sociale, non la vuole, è sporco, è tanto sporco, è ancora più sporco. Evidentemente gli piace esserlo ed ha ormai stabilito un rapporto simbiotico con i milioni di batteri che brulicano tra il non-voglio-neanche-sapere-dove. 
Ne ho parlato una volta su questo blog: è l'inquilino del Got. Vi ricordate quella volta che il Got gli ha fatto notare come la cucina fosse piena di fottute cocarache? Vi ricordate cosa gli ha risposto? Ha risposto: "non possiamo vincerle, arrenditi". Ecco, zio can, con chi stavamo uscendo.
Io guardo Matteo e non favello, però ci intendiamo subito. Guardo il Got ma il marrano fa finta di non intendermi.
"Perché stiamo uscendo con Mr Svantagg?" chiedo a Matteo. Lui tira tre saracche e capisco che devo chiedere al Got.
Il Got mi spiega che stranamente quella sera Ben ha dato segnali di socialità e che gli aveva chiesto che programmi avesse avuto per la serata. Ed ello non ha saputo fare la cosa più giusta: farlo stare a casa con le sue cocarache.
Ma ce la pagherà, abbiamo concordato io e Matteo.
Insomma, saliamo in treno e ci dirigiamo verso la meta stabilita. In treno si cerca di stabilire un contatto impossibile con Ben. Lui parla poco, ogni tanto smessaggia con il cellulare.
Vabbè, arriviamo a Circular Quay e ci dirigiamo verso The Rocks e il suo mercatino. Qui l'amara scoperta. Puzzolente, più che altro.
Il ragazzo deve aver fatto una specie di voto che non gli consente l'utilizzo di acqua, sapone e affini: puzza da carogna come poche carogne al mondo. E' evidente che nell'ultima settimana non si è lavato. E non serve essere sottovento per avvertire la sua "aura". Certo, se si è sottovento è proprio una festa! Chiedete al Matteo e alla sua speranza di raccattare qualche ragazza in quella serata: una cosa così tiene a distanza qualsiasi cosa abbia un po' di amor proprio.
Insomma, dopo aver camminato per le bancarelle e aver fatto mangiare Ben, ci dirigiamo verso un locale situato proprio sopra "the rocks".
Prendiamo la prima jug di birra e andiamo nella terrazza a godere della vista di Circular Quay e della città. 
Ben a intervalli uccide il sentimento arieggiando le ascelle. Il Got, non beve birra e tenta prima col vino e poi con Jack Daniels e coca.
Io e il Matteo si va fantasticando di come avrebbe potuto essere una serata perfetta. Dopo la seconda jug decidiamo di cambiare posto. Ben dice che conosce un bel locale. 
Beh, l'ingresso non è dei migliori: siamo accolti da persistenti ventate di vomito.
Finché col Got e Matteo ci chiediamo se vogliamo veramente entrare lì dentro, Ben entra. Cinque fottuti dollari per entrare! E già qui ci prende male. Una volta dentro ci prendiamo una birra e andiamo nella pista. Zio stronzissimo! Un posto che faccio veramente fatica a descrivere. Dopo cinque minuti che siamo lì una tipa mi si avvicina e mi chiede se sono di Sydney e mi avverte di non spendere più soldi lì dentro. "Non c'è pericolo", penso io!
E' evidente che non credeva possibile che un cittadino di Sydney sano di mente potesse fare l'errore di entrare lì dentro (e infatti chi è che ci ha consigliato di andare? no comment!).
Serbo veramente brutte immagini di quel posto.
Usciamo e decidiamo di andare all'Opera Bar.
Ma il resto lo racconterò nel prossimo post. Il meglio deve ancora arrivare…
ciao

domenica 21 marzo 2010

Avventure culinarie: il Mars fritto e altri cibi velenosi

...Che scritto così sembra la trama di un horror della ristorazione...
Beh, amici, ebbene sì: qui il Mars fritto è una realtà.
E quando dico Mars, intendo la barretta di cioccolata con la crema di mou dentro. Quella cosa che mangiavate in gioventù in patronato.
E quando dico fritto intendo immerso nel grasso della marca più economica.
Beh, quando dentro a quel fish and chips di Bondi ho visto il cartello che pubblicizzava quella leccornia al gusto di morte ho avuto uno stop spazio-temporale. Avete presente gli shock causati da sensazioni troppo forti che il vostro cervello non è in grado di sopportare? Ecco.
Ma vi rendete conto? Mars fritto? Ma zio can, come se fa?
E poi ti domandi come mai sono la seconda nazione più obesa...la risposta è anche nel Mars fritto.
Che altro? 

L'altro giorno ho fatto il secondo tentativo di preparazione del Banana Bread. Ma partiamo dal primo. Sarò breve (*):
innanzitutto parto svantaggiato perché mi manca il recipiente adatto. Cioè la forma finale dovrebbe essere quella di un "pane in cassetta" ma purtroppo la cucina super fornita di cui dispongo non dispone proprio di quella teglia là. 

Entra quindi in scena la famigerata madre-del-bambino-malefico, che per comodità chiameremo "la smemorata", la quale mi offre quindi la "formiera" per fare i muffin.
Dubbioso procedo quindi alla preparazione dei Banana Muffin.
Tra parentesi tutto questo avviene perché il mio coinquilino cinese vuole imparare a farla e quindi mi ha chiesto gentilmente di insegnargli.
Quindi procedo alla preparazione dell'impasto tra le domande comiche del mio compare che evidentemente non si fidava ("ma non ci va acqua? ma sei sicuro?") e si arriva al momento della deposizione dell'intruglio nella formiera. E qui il dubbio mi assale. E se si attacca e si brucia? Zio can.
Forte della sua esperienza, essendo chef, irrompe in cucina la smemorata la quale mi dice:"spruzza un po' di canola oil sulla formiera e vai tranquillo".
Che festa!
Già la parola "spruzza" accostata a "olio" mi suona "cancro", poi sapendo che il canola oil lo puoi usare a mo' di "svitol", dici...zio can!
Io già m'immaginavo che l'olio in quelle condizioni là avrebbe portato a una catastrofica bruciatura ma la smemorata è un po' unlikely a essere contrariata in fatto di cucina...quindi...giù di canola oil allora! (Flashback di quando ero piccolo in officina da mio nonno a spruzzare svitol sui bulloni).
Dopo aver infornato il tutto faccio per riordinare il casino che s'è creato in cucina e capito davanti al sacchetto dello zucchero. Ancora sigillato. Maledizione!

Mi sono dimenticato di mettere lo zucchero! 
Inutile dire che il risultato è stato catastrofico. Muffin bruciati, non lievitati e non cotti neanche dopo più del doppio del tempo previsto, non zuccherati.
Tutto questo con enorme soddisfazione della smemorata che, non ho capito perché, cerca di entrare in competizione con me in fatto di cucina da quando ha visto che riesco a spadellare qualcosa. Boh!
Teorema di Babolin sulla panificazione: lo zucchero deve giocare per forza un ruolo determinante nella lievitazione di un impasto.
Corollario al Teorema di Babolin sulla panificazione: anche se non gioca un ruolo decisivo nella lievitazione, un dolce senza zucchero fa comunque cagare.
Una cosa è certa: il canola oil resiste al calore come il burro resiste al coltello. Chi non sapesse cos'è il canola oil, si ritenga fortunato.

Il mio compare era comunque contento e diceva che erano buoni. Zio can! Certa gente non sa neanche cosa sia "buono"! 
Precisazione al Corollario sul Teorema di Babolin sulla panificazione: certa gente che non sa neanche cosa sia "buono", apprezzerà comunque un dolce senza zucchero.
Deciso a prendermi la rivincita l'altro giorno riprovo. Con un occhio di riguardo per lo zucchero. Rimane però il problema della teglia (che non c'è). Guardo la formiera dei muffin. Lei mi guarda. Butto un occhio sul canola oil spray. Lui mi sta già guardando. I due si guardano. Dico:"zio can, se nn metto niente si attacca e si brucia, se metto il canola oil si brucia e basta". Che festa! E vai di canola oil! Zio can, sento che morirò un anno prima del previsto per colpa del canola oil!
In forno la partenza è stata comunque entusiasmante! L'impasto ha cominciato a lievitare da subito! Ciò a supporto del "Teorema di Babolin sulla panificazione".
Poi, a metà cottura, venne l'odore di bruciato. Disappunto. Frustrazione. Esacerbazione. 
Ma a parte quello, c'eravamo!  Il muffin era mangiabile e digeribile. 
Ora viene il bello. 
Il giorno dopo arrivo a casa e vedo la smemorata e il bambino malefico che armeggiano in cucina in mezzo a farina, burro e banane. 
Le faccio, sorridendo: "Hey, you are challenging me, aren't you?". Lei ride e dice al bambino di fare in fretta. Non vuole che io veda cosa stanno facendo. "Cos'è 'sta bambinata?" penso io. 
A quel punto vedo che il bambino si dirige verso il forno a microonde con un piatto colmo (colmo) di burro. Ragazzi, sapete cosa vuol dire colmo? Secondo me saran stati tranquillamente 3-400 g. La ricetta originale ne richiede 60. Non oso aprire bocca. Vedo però che il piatto dove c'erano i miei muffin, non c'è più. La sconsiderata lì ha gettati nel cestino. Evidentemente crede che i suoi saran migliori. Me ne vado in stanza a riflettere sul senso della vita di quei poveri muffin. 
Beh, vecchi…quando torno in cucina vedo che sta tirando fuori dal forno il prodotto delle sue fatiche. "Ué ragazza, che fai? non vedi che non sono ancora cotti?" gli faccio io. "No, no, sono cotti" fa lei…bah. Ne apre a metà uno e per vedere meglio e dice:"vedi? sono cotti". Mi son pisciato addosso dal ridere. Cioè, era evidentemente crudo. Le dico:"guarda May, secondo me un'altra mezz'oretta di forno ci vuole". Poi me lo offre per un assaggio. Cerco di evitarlo ma è un'impresa impossibile. 
Ragazzi, che brutta esperienza! Sapeva da burro in una maniera impressionante e non sapeva di banana manco per il cazzo. In più era crudo. Cioè, non "poco cotto": crudo! 
"It's good! Well done", faccio io per tagliare lì un discorso che sarebbe stato infinito. 
Il mio compare mi guarda e mi dice:"ha vinto lei, sono più buoni". 
Io lo guardo e per un momento mi sento un santo che guarda con carità cristiana un irrecuperabile della fede. 
Torniamo al discorso che certa gente non sa cosa è "buono".
Ciao veci!


ps: grossi sbombardamenti nei prox post!


(*): col cazzo che sono stato breve!

lunedì 15 marzo 2010

Il metodo scaccia-gnocca/intruso

Ma veniamo al motivo per il quale ho cominciato il post precedente: il mio inglese! 
Dopo quattro mesetti mi ritrovo con un inglese "da sopravvivenza". Il mio grosso problema non è il parlarlo, quanto il capire cosa mi stanno dicendo i miei interlocutori (e l'accento australiano è risaputamente stronzo). Non tanto in un discorso avviato, quanto proprio nell'attacco del discorso. 
Tipo: tu sei lì che ti fai i fattacci tuoi e arriva uno che ti chiede qualcosa. By default io faccio: "eh?", collezionando album e album di figure di merda.
Il problema è amplificato dal fatto che sono un po' sordo e che ho una naturale predisposizione a non capire al primo colpo quando sono chiamato in causa (succede drammaticamente anche in italiano…).
Ma veniamo alla gnocca.
Una sera di non tanti secoli fa ero al mitico Cooper's Hotel a farmi una birra con il Matteo. Stavamo parlando quando, ad un tratto, i ferormoni italiani che emanavano le nostre ascelle hanno conquistato la ragazzotta che stava alle mie spalle.
Mi sento strattonare un braccio e mi giro. La ragazzotta, che in una qualche vita precedente deve essere stata per forza più bella, mi aggredisce sorridendo e porgendomi la mano:"nice to meet you!". Zio can, questa la so, questa la so! dico io. "Nice to meet you, too!", caro il mio fagottino di carne!
Non mi ricordo come si sia svolto il discorso, mi ricordo solo che lo stavo sostenendo svogliatamente ma egregiamente, considerando che c'era la musica che remava contro. 
Poi, ad un tratto, la tragicomicità del mio inglese prese il sopravvento. Mi aveva già fatto un paio di domande che mi avevano portato a pensare che fosse fortunatamente interessata più al Matteo che a me ma mi chiese un qualcosa che non ebbi capito at all. Con la faccia di un Bobo Vieri nei tempi migliori le chiedo di ripetere una, due, tre volte. Non capisco proprio, dannazione. Mi giro confuso e con la faccia da ebete verso il Matteo, che se la stava ridendo di gusto e si guardava bene dal prendere contatto con "lo zeppelin", e mi dice: "ti ha chiesto 'how old is your mate?'".
Zio can. Una cagata così e non ho capito? Porco cane. Quando mi giro la tipa, non facendo nulla per nascondere la faccia spazientita, si congeda. 
Pazienza zero. Fortunatamente.
Non mi sono ancora abituato al fatto che qui "mate" sostituisce "friend".
Ma andiamo avanti, non è finita qui!
Leviamo le ancore e procediamo diritti verso il Bank Hotel, un pub frequentato per il 90% da popolazione omosessuale. Di questo 90%, il 70% sono lesbiche (ve l'avevo detto che Newtown è il quartiere lesbico di Sydney?). Ma lasciamo da parte i tecnicismi e avventuriamoci verso la mia figura di merda n° 2. Mi dirigo al bancone per ordinare da bere e attendo il mio turno. Il barista è indaffarato a fare cocktail. Quando viene il mio turno ordino una birra per me e una per il mio collega. Al che il barista comincia a blaterare qualcosa. Stranamente capisco. Dice un qualcosa del tipo:"siete i primi che ordinano una birra e mi fate rilassare davanti alla spina". Che a dirla tutta sembra un po' una presa per il culo ma non ci bado, tanto è il senso di rivincita per aver capito una frase a "bruciapelo" (e che frase! mica il solito "come va, amico?"…sì, sì, aspetta aspetta…). 
Ma poi il castello crolla quando lo sento abbaiare un qualcosa che il mio database linguistico non è in grado di incrociare. Io:"Sorry?" Lui:"jksndkfnoerijtoqiejf". Io:"?". Lui:"jnsdfjansdfnakdfjngakjd". Io, desolato: "Eh?". 
Al che lui, mimando una faccia da moviola e parlando altrettanto a rallentatore, fa:"how's the night going, mate?" (e secondo me dopo ha anche tirato una madonna). Ma porco zio! Ma cado sempre sul "mate"? E per due volte di fila per giunta!!!! Inutile dire che Matteo non si divertiva così dai tempi di "L'uomo che usciva la gente".
Quella sera sono tornato a casa depresso. Ma una cosa abbiamo imparato: se non vuoi parlare con qualcuno basta far finta di non capire. Funziona.
L'unica sfiga che puoi avere è che sappia la tua lingua…ma questa è una storia che racconterò un'altra volta, dannazione.
ciao

mercoledì 10 marzo 2010

Il grande trip

Ciao, oh anelli di congiunzione tra gli uomini del passato e gli uomini del futuro, come va? 
E' da un po' di tempo che latito ma ero troppo occupato a salvare il mondo e così non ho potuto scrivere delle meravigliose avventure che sto vivendo qui.
Avventure 'sto par di balle…il tempo sta confermando che questa è stata l'estate più peggiore di tutti i premier degli ultimi centocinquant'anni (ha ha hah ah a! No, non buttiamola in politica, va…).
No, veramente, un tempo così di merda non se lo ricorda neanche lo scozzese con cui ho parlato l'altro giorno. E stavamo parlando del tempo della Scozia! 
No, ma…aspetta che venga io in Australia (d'estate) per fare 'sto tempo di merda! 
A parte questo tutto procede come da copione: il Got continua a massacrarsi il cervello a pensare a idee "potenzialmente intelligenti" per fare business (fallendo sistematicamente e scaricando la sua frustrazione cliccando su "Bah!" ad ogni mio post) e io continuo a massacrarmi il cervello sul metodo di cottura migliore per una sana frittata (la risposta sta in un forno a microonde: no olio fritto, tanto gusto e, soprattutto, poco da lavare. Provare per credere!).
Poi ultimamente sono stato occupato su un paio di cosette che svelerò al mondo quando quest'ultimo si sarà sviluppato abbastanza e sulla pianificazione del viaggio che inizierò a breve. By the end of March I will have saved enough money to start the trip and hip-hop through the east coast…per sfruttare quel po' di inglese che ho imparato (e sul quale ritornerò a breve, cari amici di rete Quattro!).
Ho deciso di prendere un pass con una compagnia di autobus (panoramici, mica quelli di linea!) che macina millemila chilometri attorno all'Australia ogni giorno. Praticamente si paga un pass su un percorso prestabilito (oppure chilometrico) e tu viaggi in autobus, all'interno di questo percorso, scendendo (e salendo) nelle località che ti interessa visitare. 
Non ho un piano dettagliato (in termini di date, più che altro…preferisco così, dopo un'esperienza di tre anni e mezzo di piani infallibilmente dettagliati in Microsoft Project tutti miseramente falliti) ma a grandi linee potrebbe essere un qualcosa del tipo:



Sydney-Melbourne-Canberra (ma nn sono tanto convinto di voler vedere Canberra…)-Coffs Harbour-Byron Bay-Surfer Paradise-Noosa-Hervey Bay, da lì tappa a Fraser Island (l'isola di sabbia più grande al mondo), -Airlie Beach (magari fermandomi da qualche parte tra i mille e rotti km che le separano). Da lì fare una crociera di qualche giorno in barca nella barriera corallina e poi proseguire per Cairns.
Da Cairns poi vorrei partire alla volta del mitico Red Center e vedere Uluru. 
Fatto quello, tornare a Sydney e attendere "l'Avvento del Grande Fazzoletto da Naso Bianco" (citazione per i più colti).
Ogni suggerimento circa le destinazioni è "ben accetto come una scoreggia in una tuta spaziale" (Billy Connoly)
Ciao ragazzi!