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lunedì 15 marzo 2010

Il metodo scaccia-gnocca/intruso

Ma veniamo al motivo per il quale ho cominciato il post precedente: il mio inglese! 
Dopo quattro mesetti mi ritrovo con un inglese "da sopravvivenza". Il mio grosso problema non è il parlarlo, quanto il capire cosa mi stanno dicendo i miei interlocutori (e l'accento australiano è risaputamente stronzo). Non tanto in un discorso avviato, quanto proprio nell'attacco del discorso. 
Tipo: tu sei lì che ti fai i fattacci tuoi e arriva uno che ti chiede qualcosa. By default io faccio: "eh?", collezionando album e album di figure di merda.
Il problema è amplificato dal fatto che sono un po' sordo e che ho una naturale predisposizione a non capire al primo colpo quando sono chiamato in causa (succede drammaticamente anche in italiano…).
Ma veniamo alla gnocca.
Una sera di non tanti secoli fa ero al mitico Cooper's Hotel a farmi una birra con il Matteo. Stavamo parlando quando, ad un tratto, i ferormoni italiani che emanavano le nostre ascelle hanno conquistato la ragazzotta che stava alle mie spalle.
Mi sento strattonare un braccio e mi giro. La ragazzotta, che in una qualche vita precedente deve essere stata per forza più bella, mi aggredisce sorridendo e porgendomi la mano:"nice to meet you!". Zio can, questa la so, questa la so! dico io. "Nice to meet you, too!", caro il mio fagottino di carne!
Non mi ricordo come si sia svolto il discorso, mi ricordo solo che lo stavo sostenendo svogliatamente ma egregiamente, considerando che c'era la musica che remava contro. 
Poi, ad un tratto, la tragicomicità del mio inglese prese il sopravvento. Mi aveva già fatto un paio di domande che mi avevano portato a pensare che fosse fortunatamente interessata più al Matteo che a me ma mi chiese un qualcosa che non ebbi capito at all. Con la faccia di un Bobo Vieri nei tempi migliori le chiedo di ripetere una, due, tre volte. Non capisco proprio, dannazione. Mi giro confuso e con la faccia da ebete verso il Matteo, che se la stava ridendo di gusto e si guardava bene dal prendere contatto con "lo zeppelin", e mi dice: "ti ha chiesto 'how old is your mate?'".
Zio can. Una cagata così e non ho capito? Porco cane. Quando mi giro la tipa, non facendo nulla per nascondere la faccia spazientita, si congeda. 
Pazienza zero. Fortunatamente.
Non mi sono ancora abituato al fatto che qui "mate" sostituisce "friend".
Ma andiamo avanti, non è finita qui!
Leviamo le ancore e procediamo diritti verso il Bank Hotel, un pub frequentato per il 90% da popolazione omosessuale. Di questo 90%, il 70% sono lesbiche (ve l'avevo detto che Newtown è il quartiere lesbico di Sydney?). Ma lasciamo da parte i tecnicismi e avventuriamoci verso la mia figura di merda n° 2. Mi dirigo al bancone per ordinare da bere e attendo il mio turno. Il barista è indaffarato a fare cocktail. Quando viene il mio turno ordino una birra per me e una per il mio collega. Al che il barista comincia a blaterare qualcosa. Stranamente capisco. Dice un qualcosa del tipo:"siete i primi che ordinano una birra e mi fate rilassare davanti alla spina". Che a dirla tutta sembra un po' una presa per il culo ma non ci bado, tanto è il senso di rivincita per aver capito una frase a "bruciapelo" (e che frase! mica il solito "come va, amico?"…sì, sì, aspetta aspetta…). 
Ma poi il castello crolla quando lo sento abbaiare un qualcosa che il mio database linguistico non è in grado di incrociare. Io:"Sorry?" Lui:"jksndkfnoerijtoqiejf". Io:"?". Lui:"jnsdfjansdfnakdfjngakjd". Io, desolato: "Eh?". 
Al che lui, mimando una faccia da moviola e parlando altrettanto a rallentatore, fa:"how's the night going, mate?" (e secondo me dopo ha anche tirato una madonna). Ma porco zio! Ma cado sempre sul "mate"? E per due volte di fila per giunta!!!! Inutile dire che Matteo non si divertiva così dai tempi di "L'uomo che usciva la gente".
Quella sera sono tornato a casa depresso. Ma una cosa abbiamo imparato: se non vuoi parlare con qualcuno basta far finta di non capire. Funziona.
L'unica sfiga che puoi avere è che sappia la tua lingua…ma questa è una storia che racconterò un'altra volta, dannazione.
ciao

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