Red Center

mercoledì 19 maggio 2010

Ultimo post

Ciao ragazzotti!
Come ben saprete dopo queste prime parole, sono tornato a casa! 
Ora sapete! Andate e divulgate il verbo in giro per il mondo! 
Eh sì! La mia esperienza nel continente nuovissimo si è conclusa ufficialmente il 15 Maggio 2010, dopo sei mesi e due giorni.
Torno e mi è sembrato di tornare dopo una vacanza (ecco, magari una lunga vacanza…). 
Insomma, non è cambiato nulla: la casa è uguale, i parenti sono uguali, i paesi sono uguali, il Got e la Katia non rispondono ai messaggi…insomma, tutto uguale a come l'avevo lasciato.
Tanti mi chiedono se mi è dispiaciuto tornare…non è dispiacere la sensazione che ho provato nel tornare. E' stata un'esperienza fantastica che mi ha dato tanto ma non sono andato là per stabilirmi, per cui prima o dopo doveva finire. Certo, lì si stava bene…ma era dovuto al fatto che vivevo con la leggerezza di uno che sa che non ha obiettivi "materiali" da raggiungere. Non dovevo farmi una famiglia, fare soldi, trovare un lavoro serio etc etc. Certo, avevo magari altre rognette cui pensare ma in generale era un po' come vivere in vacanza. Sai che prima o poi finisce.
Detto questo passiamo al bilancio energetico di questa esperienza, così rientro nell'ordine delle idee di trovarmi un lavoro come ingegnere meccanico (figurarsi che voglia che ho…ieri sono andato in assicurazione e mi è venuta la depressione a vedere le povere impiegate che si arrabattavano dietro allo schermo…). Considerando questa esperienza come un sistema chiuso, ed evitando di considerare perdite, possiamo dire che:
∆U= Q - L
Cioè, la differenza di energia interna (del volume considerato, cioè il mio corpicione) è data dalla differenza fra la quantità di cose che ho ricevuto da questa esperienza Q e il lavoro fornito al sistema per ottenere queste cose, L.
Come da convenzione, Q è positivo se fornito al sistema e L è positivo se fornito dal sistema (il mio corpicione) all'ambiente.
Evito la trattazione in termini di entalpia perché so che non vi piace la parola.
Ma passiamo al dettaglio di questi addendi.
Cosa mi ha dato questa esperienza? Mi sono scontrato con una varietà di culture che non abbiamo qua in Italia, ho vissuto con una famiglia fantastica, quale è la famiglia Zavan, ho imparicchiato un po' di inglese, mi sono fatto i miei giretti turistici, ho imparato a fare il banana bread e la greek salad, ho visto che in giro ci sono parecchi sbombardati, ho imparato a trovarmi da solo in mezzo a terra e lingua straniera, ho maledetto l'inglese, ho benedetto l'inglese, ho vissuto con leggerezza, ho fatto un'esperienza di lavoro all'estero, ho mangiato canguro, ho visto i koala, ho guidato a destra, ho fatto il bagno nell'oceano, ho visto animali pericolosi, mi son fatto un paio di amici in più (uno adesso è suddito di Re Tuvapalu Giorgio V)…e tante altre cose che non listo per amore del risparmio energetico. Diamo un numero? Lo diamo? Uhmmmm…diciamo 19? Facciamo 19, dai.
Che lavoro ha prodotto il mio corpicione verso l'ambiente esterno? Molto poco. La mia presenza in Oz non ha apportato molte modifiche alla cultura e allo stile di vita Aussie. Diciamo che l'unica cosa da registrare è la nuova ricetta per il banana bread con scaglie di cioccolato. Diamo un numero? Diciamo 1.
Quindi la formula porgerebbe 18. Non so quale sia l'unità di misura ma è pur sempre maggiore di zero.
Tutto questo mi sembra incredibilmente demente. Non trovate?
Mi dispiace sapete non scrivere più su questo blog…ho scoperto che mi piace scrivere. Soprattutto cose demenziali.
Un saluto a tutti quelli che mi hanno seguito, a quanti volevano lasciare un commento ma non trovavano il pulsante (mia sorella, per esempio), a quanti hanno commentato, a quelli che si sono divertiti leggendo, a quelli che forse, magari, un po' hanno sognato…

giovedì 13 maggio 2010

Il fuori programma

Ma veniamo al fuoriprogramma di stamattina...il piano era: guardare Uluru all'alba, fare il 'base walk' e ripartire alla volta di Alice con un paio di soste turistiche e una sosta per il pranzo.
Ieri Tom ci aveva detto che l'indomani non avremmo fatto l'intero circuito poiché non avremmo fatto in tempo a portare all'aeroporto Marina e quindi avevamo fatto il primo pezzo, il più interessante. Poi stamattina, all'alba, il suo collega lo ha rassicurato sul fatto che il rimanente pezzo di circuito poteva essere tranquillamente fatto in un ora e mezza. Quindi ci ha portato nel punto di partenza e ci ha dato appuntamento un'ora e mezza più tardi. La cosa bella è che dice chiaramente: 'nice and easy, no need to run'. E allora via, l'allegra brigata di ventuno persone, inglesi, tedeschi, francesi, italiani, cinesi, a zompettare attorno al pietrozzo. Subito si forma il gruppo di testa di inglesi e tedeschi che, timorosi di arrivare in ritardo, procedono
a passo spedito. Poi, ad alternarsi in seconda posizione, i tre italiani (io, Silvia e Marina, che è mezza tedesca) e due inglesi e una olandese. In coda, come sempre era avvenuto fino allora, i quattro compari cicimbalini. Si cammina e si cammina e il tempo passa. Noi lasciamo correre avanti il gruppo di testa, consci del fatto che ce l'avremmo fatta. Poi ci troviamo con dieci minuti di anticipo nel punto che pensavamo essere il punto di raccolta. Ma la nostra guida non c'è. Né il pulmino. Né il gruppo di testa. Dubbi, angosce, ambasce e perplessità ci affliggono per un paio di minuti. Guardiamo la mappa e ci rendiamo conto che il prossimo stop sarebbe stato fra quattro km. Guardiamo l'orologio e ci rendiamo conto che coprirli in cinque minuti sarebbe stata una storia buona per una leggenda aborigena. Roba da 'op op, gadget elicottero'. Marina era quella più preoccupata, visto che l'aereo lo doveva prendere lei. Io ero ugualmente preoccupato perché Tom aveva esplicitato che in caso di ritardo ce la saremo dovuta sbrigare da soli. Il che significava centocinquanta dollari a cranio. Cominciamo a camminare velocemente. Ad un certo punto mi giro e vedo il 'gruppo di testa'. Ma come? Ci facciamo raggiungere e ci dicono che il punto di ritrovo era effettivamente quello più avanti, ma era impossibile farlo in un'ora e mezza. Che festa! Marina comincia
a correre. Noi decidiamo di proseguire a passo normale. Poi, a trecento metri dall'arrivo, vediamo sfilare dalla strada asfaltata, ormai perfettamente visibile, il pulmino con dentro solo Tom e Marina.
Un boato di disapprovazione si leva dal gruppo. Dannazione. Ci sentivamo comunque sollevati del fatto che non eravamo gli unici ad aver scazzato. Arriviamo quindi al parcheggio e attendiamo pazientemente. Dei quattro cinesetti e degli altri tre nessuna traccia. Poi, dopo quarantacinque minuti di attesa vediamo arrivare come un miraggio il nostro amico Tom. Ci spiega che Marina ha perso l'aereo ma che è rimasta in aeroporto in attesa del prossimo. Quindi partiamo alla ricerca degli altri sette. Dopo un quindici minuti li troviamo. 

Morale della favola: dobbiamo fare le corse per riuscire ad essere ad Alice alle 16.20
perché quattro persone hanno un aereo da prendere. Ora sono le 15.44 e mancano circa quarantacinque km. Corri Tom!



ps: alla fine siamo arrivati alle 16.17.

Dormire sotto la Croce Del Sud…

Mi porto avanti a scrivere. Sono sull'autobus di ritorno da Uluru, la
roccia più grande al mondo nonché l'ottavo punto più fotografato al
mondo. Siamo tutti stanchi, sporchi, provati da due giorni e mezzo di
rock and roll e sbombardamento allo stato puro e dal fuori programma
che c'è stato stamattina.
Ma felici.
Ecco, magari la Marina che ha perso l'aereo per colpa di questo fuori
programma è un pò meno contenta. Ci dispiace veramente non averla
salutata degnamente. Sei veramente una tipa okay! Marina, zio
fantastronzo...Prima la bussola, poi l'opale e quindi l'aereo...un
abbraccio di incoraggiamento per la sportività con cui avrai
sicuramente preso 'sto imprevisto. Anche i miei jeans reclamano
attenzioni e non devono essere molto contenti.
Ma veniamo al tour. È stato tutto molto bello. Non mi aspettavo tutto
questo rock and roll! Fermarsi nel bush a raccogliere legna per il
fuoco, campeggiare nel fottuto nulla, mangiare attorno al fuoco su
piatti che l'igiene l'hanno vista l'ultima volta in fabbrica, dormire
sotto una stellata che non ci sono parole per descriverla, imparare a
trovare il sud con le stelle, patire il freddo su un sacco a pelo
concepito per 15 gradi mentre fuori ce ne sono 5, andare in bagno e
trovare il ragnazzo dietro la porta...incredibile! La guida, al secolo
Tom, è votato per questo lavoro e lo svolge con dannata abnegazione.
E, zio stronzo, è un lavoraccio! Siamo stati fortunati a beccarci lui
come guida.
Evito veramente di descrivere cosa ho visto...scriverei cose
insignificanti...ho fatto tantemila foto...non credo possano
trasferire emozioni ma dovrebbero dare un'idea di cosa si può provare
di fronte a tanta 'granditudine'.
Quello che le foto nascondono è la blasfemia che l'uomo bianco e il
turismo 'fine a se stesso' stanno operando ai danni di questi siti
sacri alle popolazioni aborigene. Letteralmente, e purtroppo non solo,
è come se qualcuno usasse una chiesa cattolica o una moschea musulmana come un wc...
Quello che 'stona' in tutto questo è che quando acquisisci la
consapevolezza del significato di questi siti per le popolazioni
aborigene sei già in fallo. E ti senti dispiaciuto perché ti rendi
conto che non dovresti essere là...ho un'analogia in mente per
spiegare la cosa ma ho paura di banalizzare troppo.

giovedì 6 maggio 2010

Fiji

Eccomi qua nella terrazza dello Smugglers Cove a scrivere di questa vacanza alle Fiji nell'attesa di prendere il taxi per l'aeroporto. Ma partiamo dall'inizio.
Decolliamo da Sydney e personalmente esperimento il volo più desiderabile che uno potrebbe chiedere. Tre ore e venticinque a bordo di un aereo modernissimo. Ci siam guardati Hangover, film che fa sbregare dal ridere, ho giocato a poker...insomma, neanche mi son
accorto che ero a 10000 m.
Arriviamo a Nadi, capitale delle Fiji, e affrontiamo da subito la calura fijiana. La navetta dell'ostello ci porta all'ostello dove avevo prenotato e subito ci rendiamo conto che le Fiji sono parecchio montuose e verdi. La camera è pulita e il ristorante è eccellente e
tutto sommato economico. Nei giorni seguenti sarà il nostro sogno ricorrente...
Bene, arriva mattina e alle 6.30 siamo già pronti a colazionare e a partire alla volta del porto. Quattro ore di navigazione verso l'isola Matacawalevu, nel gruppo delle Yasawa Islands.
Il resort in cui soggiorneremo è un resort per backpackers condotto dai fijiani che vivono in uno dei due villaggi dell'isola. Dimenticatevi quindi i costosissimi resorts a cui a cui siete abituati a pensare parlando di Fiji. Solo rock and roll allo stato puro.
Insomma, alle 12.20 circa sbarchiamo nell'isola e siamo accolti da localz che cantano accompagnati da una chitarra. Veniamo portati nel nostro bure (bungalow) e ci invitano ad andare a pranzare. Quindi, affamati, andiamo. Mangiamo con la coppia di svizzeri che è sbarcata con noi. Ci portano quindi un piatto di spaghetti freddi con sugo di pomodoro, mais e qualcos'altro non ben definito. Finito di deglutire la pietanza, aspettiamo pazientemente il secondo. Secondo che non arriverà mai, come ci confermerà la coppia di svizzeri. Come non c'è il secondo...ho fame io. Sono ancora nell'età della crescita, devo mangiare! Zio can. In crisi ipoglicemica ci avviamo verso la bure camminando molto piano per risparmiare energie.

Se questa è la quantità di cibo media, le scorte di grasso finiranno molto presto!
Ora capisco perché e fijiani hanno questo andazzo e professano la 'religione' del 'take your time', 'not too fast', 'Fiji time'...zio can, non mangiano un cazzo. Però sono tutti belli grassottelli...uhm...
La spiaggia di fronte al resort è molto lunga ma il mare non è quello delle fotografie...c'è bassa marea e sinceramente sembra di essere a Sottomarina. Un po' depressi e con l'ipoglicemia galoppante facciamo una passeggiata lungo la spiaggia. Il tutto sempre molto lentamente.
Passiamo di fronte a un villaggio dove la poca vita che vediamo sembra scorrere molto pigramente. Non è mica stressata 'sta gente qua! Vivono con molto poco e si accontentano. Alle sei di sera buttano un paio di lenze e se beccano il pesciotto, bene, altrimenti amen. Zio can! Fiji time!
L'acqua è bassa per centinaia di metri e calda come il brodo che fa mia nonna Angela.

Dopo aver passato il pomeriggio a prendere il sole ed essenzialmente a non fare una benemerita fava, ci prepariamo per la cena: doccia fredda (fredda!) con acqua desalinizzata (quindi salata) e via alla capanna di lamiere che funge da ristorante, bar, reception, cucina e deposito bagagli.
Il piatto che arriva sembra anche invitante: riso bianco, carne a mo' di spezzatino e un po' di verdure saltate.
Assaggio la carne…"che strana", penso…non ha nessun sapore conosciuto alla mia bocca. Chiediamo ai compari svizzeri e alle due ragazzotte inglesi se sanno di cosa si tratta e rispondono che, a detta del cuoco, è pollo.
Un pollo a cui hanno dato da mangiare cose strane, penso io. Oppure morto di cattiveria. Ma soprattutto…un pollo minuscolo vista la grandezza delle ossa.
La Silvia va in crisi. "Oddio, questo è topo…io non lo mangio…sà di fegato!".
"Ma va làààà"- dico io - "questa è un isola! Non ci sono topi nelle isole!".
Non passano due minuti che vedo un ratto camminare su una traversa di legno della baracca. Zio fantastronzo!
Ma la fame è veramente troppa, quindi mi pappo la mia carne e quella della Silvia. Che fosse stato cane, gatto o topo, era fottutamente commestibile. Ci sono tabù che è ora che cadino. 
Rock and roll!
Non ci sono attività la sera quindi parliamo un po' con gli svizzeri e poi andiamo a letto. Ore nove, per la cronaca. Il sole è tramontato da tre ore e mezza.
La mattina ci si sveglia presto, causa raggi di sole che fanno capolino tra le tende.
Usciamo dal bure e ammiriamo finalmente il mare da cartolina che aspettavamo a pochi metri da noi. Alta marea.
La colazione è soddisfacente e abbondante: la speranza di un futuro migliore si ravviva.
Le giornate passano alla stessa maniera:
breakfast, prendere il sole, sguazzare sull'acqua, prendere il sole, cazzeggiare, pranzo, prendere il sole, sguazzare, prendere il sole, cena, letto.
Abbiamo poi fatto visita alla Blu Lagoon, l'isola dove hanno girato l'omonimo film e un giorno abbiamo noleggiato il kajak (tanto perché avevamo energie da sprecare!!!!).
A parte il primo giorno e il pranzo della domenica, dove hanno messo su la pasta la mattina alle otto e l'hanno scolata tornati da messa alle undici e trenta, con il cibo si è andati meglio (come qualità). Io poi mi salvavo in corner perché la Silvia avanzava sempre qualcosa.
Ed è per questo che il ristorante dello Smugglers è stato il nostro sogno ricorrente.
Però abbiamo passato dei bei giorni. 
Vivere un esperienza alle Fiji senza le comodità a cui si è abituati (per esempio elettricità solo dalle 18 alle 22.30) fa apparire tutto più autentico, più vissuto, più "raccontabile".
Un resort extralusso avrebbe fatto sembrare il soggiorno troppo simile al soggiorno che abbiamo fatto a Cuba. Non che disprezzo le comodità, per carità.
E' solo che, a pensare bene, andare in un resort cinque stelle a Cuba avrebbe lo stesso effetto di un resort cinque stelle alle Fiji. Non cambia granché.
Vabbè…passiamo ad altro.
Abbiamo conosciuto una coppia molto simpatica di austriaci con cui abbiamo legato di più e con cui ci siamo ripromessi di rivederci nelle rispettive dimore una volta tornati in Europa.
Anche loro come gli svizzeri erano in giro per il mondo da quattro-cinque mesi (sud-est asiatico, australia, fiji, USA…zio stronzo) perché l'azienda dove lavoravano stava fondamentalmente andando a puttane e aveva data l'opportunità di sfruttare un periodo di aspettativa (però con paga minima) fino a che le cose non avessero girato in meglio.
Va proprio a gonfie vele l'economia da quelle parti, ahn?!?!?!
Comunque 'sti qua hanno preso l'occasione e sono partiti per un world trip. Chiamali stupidi!
Bella lì, oh ragazzo austriaco dal nome impronunciabile…ci vediamo a Venezia o a Vienna!
Stasera torniamo a Sydney e domattina ripartiamo alla volta di Alice Springs. Da Alice Springs poi andremo direttamente a Melbourne per la Great Ocean Road.
Il prossimo post alla fine della settimana prossima.
Bula! (ciao in Fijano)

mercoledì 5 maggio 2010

Melbourne - parte finale

Con un pò di ritardo posto l'ultimo post di Melbourne.
"Ok, ormai è finita l'avventura nel Victoria in solitaria. Giorni intensi. Anche quando si è trattato di poltrire al Royal Botanic Gardens.
Finalmente posso dire di aver utilizzato la Lonely Planet! Ho seguito percorsi, mete consigliate etc etc e posso dire che quei bravi ragazzotti sanno quello che scrivono.
Con un unico appunto: si può proporre un percorso cittadino che non
includa AC/DC Lane? La cosa più sconvolgente è che il percorso che loro propongono la sfiora. La cosa ha dell'incredibile e sto meditando di fare una "lodge di complain" alla Lonely Planet. Ma veniamo ai fatti...
Melbourne è pheega. L'ho trovata un pò più a misura di uomo ("più umana, più vera" continuerebbe il mio Musico di Fiducia) di Sydney.
Ho appezzato la rete tranviaria che si ramifica anche nei sobborghi fuori dal CBD.
Il CBD è un pò più piccolo rispetto a quello di Sydney ma è un pò più ordinato e un pò più caratteristico. Almeno così mi è sembrato. La cosa che mi è balzata all'occhio di Melbourne è che lì è amplificata la mancanza di fantasia che gli australiani hanno per quanto riguarda
la nomenclatura delle strade (si dice così? Vabbè, ci siamo intesi...) e dei suburbs. Lì ho trovato molti nomi già visti a Sydney (Carlton, Richmond, Burwood...) ma la cosa forte è la seguente: il CBD di Melbourne è un rettangolo con le strade che lo tagliano a graticolato romano; bene, chiamata Bourke St una strada principale, la sua parallela secondaria
si chiamerà Little Bourke St. Bah…La cosa avrà sicuramente i suoi lati positivi...un'altra cosa che differenzia Melbourne rispetto a tutte le altre città del mondo è il modo in cui fanno svoltare a destra i poveri automobilisti fermi al semaforo. Cercherò di essere il più
chiaro possibile perché io, finché non l'ho visto, non ho capito il principio di funzionamento. Allora, ricordiamoci che lì la guida è all'inglese quindi, chi deve svoltare a destra in un
incrocio deve dare la precedenza a quelli che procedono in senso contrario (come noi dobbiamo fare per svoltare a sinistra). Bene, mettiamoci ora nei panni di Armando, ipotetico
automobilista, e attendiamo che il semaforo diventi verde. Armando deve girare a destra, quindi mette la freccia a destra. Ora scatta il verde e Armando è il primo a partire. Cosa fa Armando? Armando ingrana la prima e comincia ad andare avanti posizionandosi sul lato sinistro dell'incrocio. In questo modo lascia sfilare le macchine che aveva dietro che devono
proseguire diritto. Quando il semaforo diventa finalmente rosso, arriva il momento di Armando! Ebbene sì, quando il semaforo diventa rosso, coloro che si sono messi a lato in attesa di svoltare possono finalmente completare la svolta. Questa modalità di svolta a destra
c'è solo nel CBD di Melbourne (e neanche in tutti gli incroci) e si chiama hook turn. La cosa ha dell'assurdo ma sembra funzionare.
Cose da registrare: Federation Square è parecchio bella. In generale a Melbourne l'arte ha una presenza più marcata rispetto a Sydney. Sono perfino andato al National Gallery of Victoria dov'erano esposte tele di Picasso, Modigliani, Manet, Monet e altri così famosi che non me li ricordo. Ecco, vedete? Non sono un appassionato d'arte ma qui è
impossibile incapparci.
Se possibile, Melbourne ha ancora più verde di Sydney.
Lygon St è italiana. Mi ha fatto capottare dal ridere il cartello fuori da un negozietto che recitava:"non preoccupatevi se non parlate l'italiano. Parliamo un buon inglese stentato" (la traduzione non rende come l'originale…).
Chapel St di Prahran è tale e quale a King St di Newtown a Sydney. Il Got può dire quello che vuole ma St Kilda non ha niente a che fare, visivamente, con Newtown (tant'è che quando gli ho mostrato le foto di Chapel St ha detto:"questa è St Kilda").
Toorak, come ha scritto il Marco da Melbourne, è il quartiere dei ricconi.
Per finire, non poteva mancare l'angolo del cibo: vicino a Chinatown ho consumato quella che passerà alla storia come la più gigante beef noodle soup dell'emisfero sud per la modica cifra di 8.50 $. Seriously...una terrina, di quelle che mio nonno usa per l'insalata,
ricolma di noodle fatti a mano, straccetti di manzo (beef), verdure e brodo. Che festa il cibo cinese (che in Italia non c'è, temo...)."

mercoledì 21 aprile 2010

Flora e fauna dell'ostello

"Un ringraziamento particolare va al Got: grazie, oh fottutissimo stronzo, per avermi consigliato l'ostello ubicato sulla via conosciuta come La Via Delle Prostitute.
St. Kilda infatti ospita il red district (zona a luci rosse) di Melbourne. Ma il mio ostello non era solo nella zona, era Sulla Via!
Della prostituta che ha usato ogni mezzo lecito e illecito per adescarmi dentro al bar dell'ostello parlerò un'altra volta, tanto lo so che non nutrite alcun interesse in questa storia...
Mi concentro ora sull'analisi logico-grammaticale dei personaggi che popolano l'ostello...almeno quelli che ho conosciuto io.
Uno dei miei compari di stanza, al secolo Chris, è canadese. E' forse la persona più strana ed eccessiva con cui mi sia capitato di avere a che fare: dedito al letargo per sedici ore al giorno passa le restanti otto come segue:
- quattro ore a poltrire a letto leggendo un libro;
- quattro ore a bere (per lo più birra) come se dovesse estinguere un incendio nell'esofago.
Quando non beve è la persona più tranquilla e amichevole del mondo ma quando comincia diventa la molestia fatta persona.
E avviene anche una metamorfosi fisica.
Tant'è che l'ho conosciuto lunedì sera, ubriaco, per realizzare due giorni dopo che era il mio compare di stanza.
E' stato simpatico quando ci siamo (ri)presentati in stanza mercoledì pomeriggio, in un raro momento in cui non dormiva, per accorgerci che ci eravamo già conosciuti lunedì sera...
L'altra sera avrà speso 100$ di birra. Poi per strada ha cominciato a importunare una povera ragazza che era al telefono e, alla fine, le si è messo davanti e l'ha abbracciata chiedendole probabilmente favori sessuali. La ragazza (ed io) eravamo increduli. Poi mi sono visto costretto a separarmi per evitare di essere coinvolto ed avere guai con la legge.
La mia stanza era composta da una camera di quattro letti (il famoso balcone che guarda sulla camera di sotto), una camera da due ed un bagno.
Nel frattempo che ho soggiornato sono entrate ed uscite diverse persone.
I due che stavano nella stanzetta quando sono arrivato se ne sono andati il giorno successivo causa bed bugs.
Che festa, ho detto io quando mi hanno mostrato le "punture" dei fottuti bugs. Sai che sonni tranquilli mi son fatto poi!
Dopo di loro una coppia che praticamente non ho mai visto e poi ancora una coppia di inglesi. E con loro è arrivata la puzza. Maronnnnna!
Quando si entrava e si salivano le scale si avvertivano tutte le stratificazioni della puzza di "morte per eccessiva sudorazione". Non dico che loro non si lavassero, dico che non lavavano i vestiti...
Cioè, ragazzi, i vestiti sporchi o si lavano o si sigillano.
Poi se ne sono andati anche loro (e con loro, la puzza).
Parentesi comica:
Quando stavano impacchettando le loro cose per andarsene la tipa delle pulizie, che era appena arrivata, ha augurato buona fortuna e dopo un momento di pausa ha aggiunto uno speciale augurio alla ragazza per il bambino.
La ragazza:"cosa?".
La 'puliziotta':"non stai aspettando un bambino?".
La ragazzotta (leggermente seccata):"no, zio can!".
La puliziotta, con fare moooolto disinvolto e per niente imbarazzata:"ah, pensavo fossi incinta...non preoccuparti!".
Ha ha ha ha ha che ridere!
Il compare francese invece era normale, simpatico e molto disponibile. E con una spiccata predisposizione al furto. Che storia. L'ha fatta sotto al naso anche a me, che ero a un metro da lui e stavo vedendo la scena, quando in un 7-11 ha ladrato una red bull. Che stile! Ci vuole stile! E tanto training, soprattutto!"

ciaooo

martedì 20 aprile 2010

Arrivo a Melbourne

Vabbè, lasciamo stare i tormenti di queste ore e torniamo al topic...Trascrivo i posts che avevo scritto su carta quand'ero live a Melbourne...
"Allora si parte! Partenza da Central a bordo di un bus della Greyhound. Sedile 7D (che non vuol dire sette-dimensionale), lato finestrino. Prego subito il Signore mio Dio che il sedile accanto sia libero così da potermi stravaccare.
Devo aver pregato male o aver sbagliato Dio...Nella folla di asiatici mingherlini che si è susseguita per il corridoio in cerca di posto a me è toccato il peso massimo. Per fortuna poi è sceso a Canberra.
In quello stop tecnico scendo anch'io dall'autobus per sgranchirmi le gambe e dico:"zio can, che freddo!".
Poi da Canberra a Melbourne sono riuscito a dormire un pochettino.
Insomma, ore otto del mattino si scende a Melbourne. Un freddo fottutamente fottuto mi aggredisce. E' ormai evidente che le tre magliettine maniche lunghe e le due felpe, di cui una leggera, saranno del tutto insufficienti. Maglione di lana ci voleva, altro che...
Trovo subito la mia via e salgo sul tram: 96, diretto a St. Kilda.
La Lonely Planet mi sta guidando a destinazione.
Entro nell'ostello, sbrigo le varie formalità e mi dirigo verso la stanza. Sperem ben!
Entro. Scala. Buio.
Salgo ed entro nella mia stanza composta di due letti a castello dove due sbombardati ivi dormono ancora (ore 10.30). Zaini, vestiti ed effetti personali tutti sul pavimento come a voler marcare il territorio.
La camera non ha finestre che guardano fuori. Scopro che la mia stanza è fondamentalmente un terrazzo al primo piano con una finestra (in realtà solo una specie di veneziana) che guarda alla stanza che sta al piano terra. Questo mi ha un po' infastidito.
Mi faccio il letto e vado in bagno. Porta scorrevole che scorre solo se fai leva con un arnese, bagno in condizioni simil pietose.
Vabbè, chissenefrega! Rock and roll!
Poi comunque ci penso un attimo e mando segretamente a fanculo il Got per avermi consigliato quel cazzo di ostello.
Poi crollo a dormire per un paio di orette per recuperare un po' di sonno.
Al risveglio i due sbombardati stanno ancora dormendo. Con fare interrogativo mi preparo e vado a fare un giro per St. Kilda e scattare millemila foto.
Dopo una camminata lunghissima mi ritrovo affamato e infreddolito e risolvo la cosa con un sordido kebab.
Poi me ne torno all'ostello e dopo una doccia finisco la serata al pub dell'ostello approfittando della pizza a due dollari (vabbè, pizza...un disco di pasta) e la birra a tre."

sabato 17 aprile 2010

Morale a terra…

Prendi un viaggio organizzato per tempo (se così si può dire di due settimane prima del suo inizio). 
Prendi la sensazione del "non stare più nella pelle" per l'arrivo di una persona e l'inizio del viaggio.
Considera il dettaglio secondario che è già stato tutto pagato e che né le date, né i passeggeri, sono modificabili.
Poi fai esplodere un vulcano e dirigi la nuvola di fumo verso l'aeroporto di partenza.
Poi, blocca tutti i voli fino a martedì e rendi disponibile il primo volo solo il venerdì successivo (sperando che la nuvoletta si sia levata dai maroni).
Piani che saltano come una casa fatta con carte da gioco…
Ora ditemi, zio can, fino a che numero devo contare per farmi passare il nervoso. +∞ può bastare?
Ed ha anche un nome di merda, 'sto cazzo di vulcano.
Morale a terra…

domenica 11 aprile 2010

"RUN! GO! GET TO DA CHOPPA!"

Three hours to go! Voglio lasciare il mondo di lavoro, sudore e stenti (giusto per fare un po' di scena) in cui ho vissuto finora, con una frase che non vuol dire niente ma che esprime tutto quello che voglio esprimere. Get to da choppa!
Letteralmente non vuol dire niente ma se Arnold Schwarzenegger  la urla ai suoi compari d'armi prima di andare a spaccare il culo a Predator, nell'omonimo film, sono sicuro che ne capite il senso.
Di seguito la traduzione nelle principali lingue che conosco:
"'Ndemo spacare tutto, xio can!"
"Forza ragazzi, andiamo a spaccare tutto!"
Il prossimo post quando torno da Melbourne.

GET TO DA CHOPPA!!!!!

Vi lascio anche lo snapshot del regalino che ho lasciato a lavoro....


venerdì 9 aprile 2010

Un po' di news

Novità
Ciao, oh miei avidi lettori!
Scrivo per mettervi al corrente di quello che succede qui a +8 ore di fuso orario da lì.
I vombati (per i localz "wombat") si stanno facendo sempre più aggressivi. Ormai sono a un passo dalla conquista del mondo.
C'è una invasione di locuste nel vicino Queensland.
Un cinese ha avuto la sventuratezza di incagliare una nave carica di 950 tonnellate di petrolio e 65000 di carbone nientepopòdimeno che sulla Grande Barriera Corallina. "Sono stato guidato dai delfini!" si difenderà successivamente mentre la polizia marittima ispezionava accuratamente il suo colon discendente con un guanto di carta vetrata.
Sto consumando il mio ultimo giorno di lavoro sudando sette camice per cercare siti internet dove passare il tempo. E' veramente dura. Non ce la faccio a cazzeggiare più di tre quarti d'ora di fila. Però sto affinando la tecnica.
Domenica sera parto per Melbourne in autobus con uno zaino e la Lonely Planet: mi aspettano giorni e giorni di cibo spazzatura e pulizia sommaria.
Cose obbligatorie da fare prima di partire (CODFPDP per gli amanti della sintesi):
- comprare un paio di scarpe da combattimento;
- comprare un ombrello usa e getta;
- fare i conti di quanti soldi mi rimangono.
Cose opzionali da fare prima di partire (CODFPDP per gli amanti della sintesi):
- comprare un sacco a pelo.
Voglio puntualizzare l'eroicità implicita al punto due delle CODFPDP che immagino non abbiate colto (sono cose che succedono se si è abituati a guardare solo Studio Aperto o se si è il Got (che legge solo articoli sull'Iphone)).
Cioè, vi rendete conto che ho passato l'estate più piovosa degli ultimi centocinquanta milioni di miliardi di anni di Sydney senza l'ausilio di un ombrello?
Melbourne però è più tosta e non mi va di battere questo record anche nel Victoria: il tempo di Melbourne dicono sia impredictable e la città è nota per il detto "four seasons in one day". Cioè nell'arco della giornata puoi trovare tutte le peculiarità delle quattro stagioni: freddo stronzo, pioggia stronza, caldo stronzo, umido stronzo. Non importa in che ordine. In sostanza è stronza (sentite che assonanze consonantiche che vi sparo...la mia prof. di italiano approverebbe annuendo).
Bon, passando alle cose meno serie...mi sto quindi apprestando a viaggiare. Avrei dovuto farlo prima? Avrei dovuto farlo dopo? L'importante è farlo, mi ripete il mio amico immaginario.
Ho apportato modifiche alla rotta che mi ero prefissato all'inizio, per cui se avevate intenzione di farmi una sorpresa e venirmi a trovare in massa a Cairns potreste dover aspettare un pochettino.
Dunque, domenica sera parto per Melbourne. Il biglietto di ritorno ancora da comprare. Starò lì tutta la settimana e mi girerò un po' i dintorni (tra cui Phillip island). Lunedì 19 arriva a Sydney il mio love per tre settimane di ferie...Tre settimane intense: due giorni a Sydney a smaltire lo sbombardamento del viaggio poi si vola ad Alice Springs e si fa il tour ad Uluru (l'ottavo posto più fotografato al mondo...poca gente insomma!). Da lì poi voliamo a Melbourne, noleggiamo la macchina e ci facciamo tre giorni pacifici di Great Ocean Road (GOR). Ho grosse aspettative dalla GOR! Dai, ripetete con me: "GOR!". Non è eccitante? Tornati a Melbourne voliamo verso Sydney per ripartire il giorno dopo alla volta delle Fiji. Eh sì...le Fiji. Ci siete stati voi? Nooo? Beh, io ci andrò! No resort extra lusso o menate varie per ricconi: resort per backpackers gestiti da Fijiani del villaggio. Nella fattispecie saremo su una delle isole più grandi del gruppo delle Yasawa in cui c'è quest'unico resort con capienza 20 persone. Speriamo non piova...altrimenti mi dovrò fare induista per potermi avvalere di un numero maggiore di Dei verso cui sacramentare.
INCISO: a volte penso a un veneto induista (non praticante)...se già abbiamo una fantasia illimitata per le bestemmie verso un unico Dio, pensate a che varietà su 330000 dèi e avatar vari! FINE DELL'INCISO.
Ma diamo un po' i numeri (che a noi italiani ci piace perché non dicono niente, riempiono spazio e ci danno l'impressione di essere smart):
3 settimane, 5 voli, millemila km in mezzo al deserto con un mezzo di locomozione non condizionato, 2 notti sotto le stelle in mezzo al deserto, 3 giorni in macchina con me che sperimento la guida a destra, 5 giorni alle Fiji, in totale 6 giorni a Sydney.
Bella lì!

domenica 4 aprile 2010

Buona Pasqua nell'Eucarestia di Cristo Nostro Signore eccetera eccetera

Ciao, oh mangiatori di uova pasquaiole contenenti magici regalini made in China!
Come va? Non vuole andar male, vero? Lo immaginavo!
Immagino che a quest'ora vi stiate apprestando a prepararvi per la...come si chiama…oh ecco, la celebrazione dell'Eucarestia nella Pasqua del Signore. 
Cosa si mangia oggi da quelle parti? Coniglio? Faraona? Fuinotto? Col cren?
Noi oggi si è pranzato con uno spaghetto alle cozze magistralmente preparato dal mastro Got, gamberi, greek salad, cosce di pollo per i non credenti e una fantastica torta caprese la cui ricetta arriva direttamente da Capri.
Torta fantastica. Torta fatta senza l'ausilio di farina. Leggera quindi!, direte voi! Col cavolo. Il burro viene buttato con un misurino a forma di badile e per lo zucchero ci vuole la betoniera. Cioccolato nero come se piovesse. Che roba! Che bontà! Quante kcal!
Anche qui ci sono le uova di Pasqua, ma da quello che ho visto sono più piccole e non hanno la sorpresina dentro. Che insoddisfazione! (ooooooooh!).
Ieri sera mi sono cimentato nella preparazione del banana bread (BB per gli amici) con una piccola variante che lo ha fatto diventare Babolin's Banana Bread (BBB per gli amici): si fa come l'originale ma poi, con amore, si distribuisce nell'impasto piccoli pezzettini di cioccolato fondente (frantumato sempre con amore). 
"Fuckhjgjfhing brjkhhillijhjgant" ("fucking brilliant!") ha esclamato il Got con la bocca piena e gli occhi luccicanti.
No, sul serio, è venuto fuori talmente bene che non vedo l'ora di andare a letto per svegliarmi domattina e fare di nuovo colazione col BBB.
Poi che altro?
Ah, mi sono trasferito di nuovo a casa della Emma e ho lasciato la casa del nutrizionista (noto ai più col nome di bambino malefico).
La madre superiora ha indetto in mio onore una cena in cui si è cenato assieme e ognuno ha preparato qualcosa. 
Insomma, il piano era: io preparo risotto, lei sashimi, il cinese un'insalata.
Il sashimi ottimo! L'insalata neutra. Il risotto (ai gamberi) è uscito meritevole. Ma è stato come dare perle ai porci. O almeno, questa è stata la sensazione che ho avuto quando il cinese ci ha messo sopra l'insalata. Zio can. Gli asiatici non apprezzano il risotto. Non c'è niente da fare. Non c'è niente da fare.
Addirittura la prima volta che l'ho preparato (risotto al limone) e gliel'ho fatto assaggiare, l'ha messo in frigo dicendo che era pieno perché aveva appena cenato e che l'avrebbe mangiato per colazione la mattina dopo. I tentativi messi in atto per dissuaderlo a nulla sono serviti.
Okay, vi lascio alla vostra preparazione spirituale.
Che lo sforzo sia con voi!

mercoledì 31 marzo 2010

Serate sfumate e incontri ravvicinati dell'ottavo tipo (Parte III)

E allora vediamo di concludere questa appassionantissima saga che sta già guadagnando quintali e quintali di Awards della Cazzata da tutto il mondo.
Anche perché se lascio aspettare ancora un po' va a finire che mi dimentico tutto. E vi assicuro che c'è parecchio da dimenticare…Vi sto per raccontare una di quelle cose che solitamente rientrano nella categoria "leggende metropolitane capitate agli amici degli amici" che però sono assolutamente vere perché me le ha raccontate un amico che non racconta cazzate e che conosce uno il cui amico etc etc. 
Allora, ci eravamo lasciati che ci stavamo dirigendo quasi con la coda fra le gambe verso il Side Bar. Heaps of fun al Side Bar! Ma solo se sei un backpacker ubriaco. 
Se non sei ubriaco potresti essere sopraffatto dalla puzza di vomito. 
Oppure non accorgerti che stai camminando sopra il vomito. E quindi scivolare. Sul vomito, ovviamente. Che festa!
Il Side Bar è un locale per backpacker (se non si fosse capito) ed è situato sotto un ostello vicino alla Central Station di Sydney. 
Fuori dal locale si possono trovare backpackers che copulano su per il muro incuranti del fatto che si è formata una folla intorno a loro. 
Dentro il locale frotte e frotte di backpackers da tutto il mondo che in sostanza cercano di ciulare. Stringi, stringi è così.
Vabbè, entriamo e siamo subito accolti da una vampata di vomito doppio malto. Ci prendiamo una birra. Giro del locale. Tentativo di integrazione nel popolo danzante. Tentativo fallito. Fuori dal locale. 
Decidiamo che la serata ha già dato quello che doveva dare e andiamo a prendere l'autobus per tornarcene a casa. 
Arrivati a Newtown facciamo un piccolo tratto assieme e poi io svolto in Camden St, abbandonando l'allegra comitiva. 
La via in cui abito io non è molto trafficata. Però mi è già capitato di trovare gente confusa che cammina e mi chiede se da quelle parti c'è un ostello. Questo all'una di notte. Una volta ho trovato un ragazzo buttato di traverso sul marciapiede a faccia in giù, con le gambe fuori dal marciapiede, ubriaco come poche persone nella mia vita ho visto in quello stato, che piangeva e non riusciva a capire dove fosse e perché. Non riusciva neanche a parlare. Piangeva e basta. Poveretto…
Insomma, di incontri strani se ne fanno a Camden St.
Ma quello che mi è capitato è un incontro ravvicinato di quelli che non se ne sente il bisogno.
Mentre procedo con passo lungo e ben disteso, una macchina passa. Io attraverso un incrocetto e noto che la macchina si ferma e mette la retro.
"Cazzo"- penso io -"non mi vorrà mica chiedere informazioni stradali perché si è perso…". In un certo senso è così.
La macchina si ferma accanto a me e il finestrino si abbassa. Mi accosto al finestrino e c'è un uomo sui 40 anni alla guida. Macchina grande, da famiglia.
Il tipo esordisce chiedendomi:"do you know where is Milton St?". 
Ci penso un attimo ma non ricordo proprio di aver mai visto quella via a Newtown. Rispondo di no. Il personaggio prende tempo come se non volesse proprio andar via.
Mi fa:"ehm, do you know any place where I can have some fun?".
"ZIO STRONZO!"- penso io, in maiuscolo.
Invece di mandarlo a cagare come avrei dovuto fare se fossi stato uno del posto, faccio finta di pensarci un attimo e cerco di prendere tempo. Penso:"ma zio can, perché proprio a me devono capitare robe così?".
Come se stessi cercando disperatamente di portare a termine una missione spaziale mi metto a pensare a cosa stracazzo potessi rispondere a quel povero pervertito.
Ad un certo punto, malauguratamente, mi ricordo che una volta tornando dalla vicina stazione di St Peters, il Got mi avesse indicato uno stabile dicendo che "quello deve essere un bordello di lusso".
Io, pirla, cerco di spiegare al personaggio i risultati del mio pensare.
Lui mi guarda e mi fa:"maaaaa…ci sono uomini o donne? No, sai, siamo a Newtown, è meglio chiedere…".
Io, sempre più allibito:"vecchio, che cazzo ne so?". Zio can!
Ma a questo punto la situazione, seppur strana, rientrava ancora nella casistica di cose che ti potevano accadere. Voglio dire, può sempre capitare che uno che va a troie sia così sprovveduto da dover chiedere informazioni al primo passante che trova…
Il puttaniere, evidentemente insoddisfatto dalle mie risposte, si spinge oltre e mi confida:"you know…I'm looking for a blow job".
Io rimango interdetto ma mi vien da ridere. Ma anche un po' da scappare. Scappare ridendo, ecco cosa dovevo fare. 
Ora, dico io, ma come cazzo viene in mente a uno di esternare a chicchessia le proprie pulsioni sessuali?
Che povero pirla che sono stato, penso ora rimembrando l'accaduto.
Io veramente non sapevo che fare. Non riuscivo a trovare una risposta convincente che risolvesse la situazione. Cosa potevo rispondergli? un sarcastico "ehi mate, everyone is looking for a blow job"? un semplice e convincente "fuck off"? un "tottea in cueo" in salsa nostrana?
E il peggio doveva ancora venire.
Mentre mi sforzavo di mimargli la mia disperazione per non poterlo aiutare capita quello che uno non si aspetta. 
Vista la mia resistenza a desistere, deve aver pensato che fossi in qualche modo interessato.  Vedo che prende coraggio e mi chiede se voglio salire in macchina che ha voglia di farmi un blow job.
"Ahhhhh par carità!" penso io mentre gli dico semplicemente "No!". Lui mi dice"Are you sure you don't wanna try?".
No, zio can…Questo è veramente troppo. E così pensando mandai a fanculo per la prima volta da quando sono qua un local con un secco e sincero "Fuck off". Poi me ne tornai a casa, che era 20 metri più in là.
Da quella sera faccio attenzione ogni qualvolta mi si ferma una macchina a fianco. Se poi mette la retro, io mi tengo pronto a scappare.

mercoledì 24 marzo 2010

Serate sfumate e incontri ravvicinati dell'ottavo tipo (Parte II)

Dunque, eravamo rimasti che ci stavamo dirigendo all'Opera Bar. 
Aaaah, l'Opera Bar…Un posto da fighi. Un posto non per Ben. 
Il Got sembra fuori di sé e ci diverte da morire. Lungo il tragitto fa battute che Borghezio approverebbe e che fanno rizzare i microbi persino a Ben (si è saputo poi che non è riuscito a rendere in inglese quello che voleva dire in realtà, complici anche i drinks precedenti). Lo perdoniamo sulla fiducia.
Raggiungiamo il bar. La lunga camminata di almeno 500 m ci costringe a ordinare una birra, per me e Matteo, e il solito Jack Daniels per Ben e il Got.
Che festa! Birra in mano cerchiamo di guadagnare la "panchina" che dà su Circular Quay. Nella foga di guadagnare il più in fretta possibile il Matteo non si accorge che un gruppo di svantaggiati ha intelligentemente appoggiato i bicchieri per terra…clin clin clin fece il bicchiere semivuoto prima che il Matteo tirasse in ballo tutti gli abitanti della sfera celeste.
Sempre bestemmiando in un italiano perfetto cerca di giustificarsi con gli svantaggiati ma gli riesce solo di andare a ricomprare il bicchiere di vino. Gli diciamo poi che in realtà aveva rotto un bicchiere vuoto.
La svantaggiata però non ha perso occasione per attaccare bottone. Era una neozelandese che ha cominciato a tediarci col fatto che abbiamo vinto i mondiali grazie alle simulazioni di Totti e questo e quello. Uff...Vabbè, mi divincolo e lascio il Matteo in balia della kiwi. 
Vedendo che non lo lasciava andare (e preoccupati per la sua incolumità fisica), lo chiamiamo al telefono e lo aiutiamo a liberarsi. Affermerà poi che si stava in realtà divertendo a insultare gli inglesi. 
Decidiamo che l'Opera Bar ci ha dato quello che volevamo e cambiamo aria. Non ho idea di che ore siano ma Ben dice che preferisce andare a casa perché non sa quanto tempo ci metterà a tornare. La speranza di una serata migliore si fa largo!
Con passo lungo e ben disteso siamo in George St a fantasticare su quale locale scegliere per tentare di entrare. 
Il Got propone l'Establishment. Niet, fa il buttafuori indicando che abbiamo un abbigliamento troppo casual. Salvo far entrare subito dopo di noi un ragazzo altrettanto casual. 
Non abbiamo scampo! Non entreremo mai in un posto fico se lasciamo parlare l'alito del Got.
Facciamo tappa tecnica al bancomat e troviamo due sbombardati che ci dicono che hanno appena trovato in un locale lì vicino delle ragazze che hanno chiesto loro se volevano fare una orgia. Ha ha ha ha ha! Incredibile!
Preso dall'entusiasmo il Got dice "andiamo a vedere, andiamo a vedere!" (ovviamente nessuna intenzione di partecipare). 
Ripassando davanti all'Establishment incrociamo un paio di ragazze.
Una di loro, ormai 10 metri oltre, ci grida un "ah maschiooo" con un perfetto accento romanesco. Il Matteo, lesto risponde "ah bellaaa". La ragazzotta, tra l'imbarazzato e il giulivo si mette a ridere e ci raggiunge farfugliando cose confuse. Non è ubriaca però diciamo che sprizza giovialità.
Si parla delle solite cose che si tirano fuori tra connazionali a Sydney (da quanto sei qua, cosa fai, etc, etc), il Matteo cerca di vedere se c'è spazio per l'abbordaggio. Sta tipa qua ha trent'anni ed è in Australia da vent'anni. Chiedendomi quanti anni avessi mi mette una mano sulla pancia. Oh, Oh! L'altra ragazza cerca di ricordarle che c'è gente che le aspettano ma la bionda sembra felice di parlare con noi. Quando è stato il momento di salutarci mi dice "tu sei una sorca incredibile". Ma zio can. Ma "sorca" non è utilizzato in romanesco per riferirsi all'apparato genitale femminile (giusto per non usare le parole volgari)???? Cos'è? Mi ha preso per un omosessualo? O vent'anni di Australia le hanno confuso le idee? Non capisco. 
Continuando a camminare (io alla ricerca della mia identità perduta) pensiamo a dove possiamo continuare la serata. Io tiro fuori un locale in cui ero stato una volta con i compagni di corso: il V Bar. Non era male. Arriviamo lì davanti e i buttafuori ci fanno subito storie per entrare (quanto "avete bevuto" e cose simili). 
Poi però entriamo e scopriamo che nel locale ci sono sette persone, noi compresi. Vengo cazziato dai due compari per tutto il quarto d'ora successivo.
Desolati per l'esito della serata, ci avviamo verso il Side Bar…
Però il resto ve lo racconto nel prossimo e ultimo post di questa saga.
Sembra incredibile ma il pezzo forte deve ancora venire…
Vado a farmi un buon risottino.
ciao

martedì 23 marzo 2010

Serate sfumate e incontri ravvicinati dell'ottavo tipo (Parte I)

Ovverosia: come distruggere una serata in due mosse.
Ragazzi, vi sto per raccontare come una serata che si annunciava promettente è stata distrutta in parte dal Got e in parte dal fato. Ma mi toccherà spezzarla in due o tre parti perché sono successe tante di quelle cose che non avete idea.
Preparatevi, ci sono tutti gli ingredienti per parlare di una serata che si annunciava promettente e che è stata etc etc. Insomma, avete capito.
Venerdì scorso decidiamo di fare serata e di andare a The Rocks che è quanto di più vicino ci sia al nostro concetto di centro storico per Sydney. E' una zona molto turistica dove però ci sono dei bei localini e il mercatino. Da lì si può avere una bella vista di Circular Quay e della downtown
La serata è calda e ci sono le stelle: fantastico!
Io, il Got e il Matteo ci diamo appuntamento alle 20.15 alla fine della mia via. Io arrivo con il mio consueto ritardo di 5 minuti e subito ho "La Brutta Sorpresa". Quella che ti mozza le gambe prima ancora di cominciare a camminare. 
Ad aspettarmi non c'è solo il Got e il Matteo ma anche "l'uomo che sussurrava alle cocarache". Al secolo: Ben.
Ben è un ragazzo che i più definirebbero disgustoso: non ha vita sociale, non la vuole, è sporco, è tanto sporco, è ancora più sporco. Evidentemente gli piace esserlo ed ha ormai stabilito un rapporto simbiotico con i milioni di batteri che brulicano tra il non-voglio-neanche-sapere-dove. 
Ne ho parlato una volta su questo blog: è l'inquilino del Got. Vi ricordate quella volta che il Got gli ha fatto notare come la cucina fosse piena di fottute cocarache? Vi ricordate cosa gli ha risposto? Ha risposto: "non possiamo vincerle, arrenditi". Ecco, zio can, con chi stavamo uscendo.
Io guardo Matteo e non favello, però ci intendiamo subito. Guardo il Got ma il marrano fa finta di non intendermi.
"Perché stiamo uscendo con Mr Svantagg?" chiedo a Matteo. Lui tira tre saracche e capisco che devo chiedere al Got.
Il Got mi spiega che stranamente quella sera Ben ha dato segnali di socialità e che gli aveva chiesto che programmi avesse avuto per la serata. Ed ello non ha saputo fare la cosa più giusta: farlo stare a casa con le sue cocarache.
Ma ce la pagherà, abbiamo concordato io e Matteo.
Insomma, saliamo in treno e ci dirigiamo verso la meta stabilita. In treno si cerca di stabilire un contatto impossibile con Ben. Lui parla poco, ogni tanto smessaggia con il cellulare.
Vabbè, arriviamo a Circular Quay e ci dirigiamo verso The Rocks e il suo mercatino. Qui l'amara scoperta. Puzzolente, più che altro.
Il ragazzo deve aver fatto una specie di voto che non gli consente l'utilizzo di acqua, sapone e affini: puzza da carogna come poche carogne al mondo. E' evidente che nell'ultima settimana non si è lavato. E non serve essere sottovento per avvertire la sua "aura". Certo, se si è sottovento è proprio una festa! Chiedete al Matteo e alla sua speranza di raccattare qualche ragazza in quella serata: una cosa così tiene a distanza qualsiasi cosa abbia un po' di amor proprio.
Insomma, dopo aver camminato per le bancarelle e aver fatto mangiare Ben, ci dirigiamo verso un locale situato proprio sopra "the rocks".
Prendiamo la prima jug di birra e andiamo nella terrazza a godere della vista di Circular Quay e della città. 
Ben a intervalli uccide il sentimento arieggiando le ascelle. Il Got, non beve birra e tenta prima col vino e poi con Jack Daniels e coca.
Io e il Matteo si va fantasticando di come avrebbe potuto essere una serata perfetta. Dopo la seconda jug decidiamo di cambiare posto. Ben dice che conosce un bel locale. 
Beh, l'ingresso non è dei migliori: siamo accolti da persistenti ventate di vomito.
Finché col Got e Matteo ci chiediamo se vogliamo veramente entrare lì dentro, Ben entra. Cinque fottuti dollari per entrare! E già qui ci prende male. Una volta dentro ci prendiamo una birra e andiamo nella pista. Zio stronzissimo! Un posto che faccio veramente fatica a descrivere. Dopo cinque minuti che siamo lì una tipa mi si avvicina e mi chiede se sono di Sydney e mi avverte di non spendere più soldi lì dentro. "Non c'è pericolo", penso io!
E' evidente che non credeva possibile che un cittadino di Sydney sano di mente potesse fare l'errore di entrare lì dentro (e infatti chi è che ci ha consigliato di andare? no comment!).
Serbo veramente brutte immagini di quel posto.
Usciamo e decidiamo di andare all'Opera Bar.
Ma il resto lo racconterò nel prossimo post. Il meglio deve ancora arrivare…
ciao

domenica 21 marzo 2010

Avventure culinarie: il Mars fritto e altri cibi velenosi

...Che scritto così sembra la trama di un horror della ristorazione...
Beh, amici, ebbene sì: qui il Mars fritto è una realtà.
E quando dico Mars, intendo la barretta di cioccolata con la crema di mou dentro. Quella cosa che mangiavate in gioventù in patronato.
E quando dico fritto intendo immerso nel grasso della marca più economica.
Beh, quando dentro a quel fish and chips di Bondi ho visto il cartello che pubblicizzava quella leccornia al gusto di morte ho avuto uno stop spazio-temporale. Avete presente gli shock causati da sensazioni troppo forti che il vostro cervello non è in grado di sopportare? Ecco.
Ma vi rendete conto? Mars fritto? Ma zio can, come se fa?
E poi ti domandi come mai sono la seconda nazione più obesa...la risposta è anche nel Mars fritto.
Che altro? 

L'altro giorno ho fatto il secondo tentativo di preparazione del Banana Bread. Ma partiamo dal primo. Sarò breve (*):
innanzitutto parto svantaggiato perché mi manca il recipiente adatto. Cioè la forma finale dovrebbe essere quella di un "pane in cassetta" ma purtroppo la cucina super fornita di cui dispongo non dispone proprio di quella teglia là. 

Entra quindi in scena la famigerata madre-del-bambino-malefico, che per comodità chiameremo "la smemorata", la quale mi offre quindi la "formiera" per fare i muffin.
Dubbioso procedo quindi alla preparazione dei Banana Muffin.
Tra parentesi tutto questo avviene perché il mio coinquilino cinese vuole imparare a farla e quindi mi ha chiesto gentilmente di insegnargli.
Quindi procedo alla preparazione dell'impasto tra le domande comiche del mio compare che evidentemente non si fidava ("ma non ci va acqua? ma sei sicuro?") e si arriva al momento della deposizione dell'intruglio nella formiera. E qui il dubbio mi assale. E se si attacca e si brucia? Zio can.
Forte della sua esperienza, essendo chef, irrompe in cucina la smemorata la quale mi dice:"spruzza un po' di canola oil sulla formiera e vai tranquillo".
Che festa!
Già la parola "spruzza" accostata a "olio" mi suona "cancro", poi sapendo che il canola oil lo puoi usare a mo' di "svitol", dici...zio can!
Io già m'immaginavo che l'olio in quelle condizioni là avrebbe portato a una catastrofica bruciatura ma la smemorata è un po' unlikely a essere contrariata in fatto di cucina...quindi...giù di canola oil allora! (Flashback di quando ero piccolo in officina da mio nonno a spruzzare svitol sui bulloni).
Dopo aver infornato il tutto faccio per riordinare il casino che s'è creato in cucina e capito davanti al sacchetto dello zucchero. Ancora sigillato. Maledizione!

Mi sono dimenticato di mettere lo zucchero! 
Inutile dire che il risultato è stato catastrofico. Muffin bruciati, non lievitati e non cotti neanche dopo più del doppio del tempo previsto, non zuccherati.
Tutto questo con enorme soddisfazione della smemorata che, non ho capito perché, cerca di entrare in competizione con me in fatto di cucina da quando ha visto che riesco a spadellare qualcosa. Boh!
Teorema di Babolin sulla panificazione: lo zucchero deve giocare per forza un ruolo determinante nella lievitazione di un impasto.
Corollario al Teorema di Babolin sulla panificazione: anche se non gioca un ruolo decisivo nella lievitazione, un dolce senza zucchero fa comunque cagare.
Una cosa è certa: il canola oil resiste al calore come il burro resiste al coltello. Chi non sapesse cos'è il canola oil, si ritenga fortunato.

Il mio compare era comunque contento e diceva che erano buoni. Zio can! Certa gente non sa neanche cosa sia "buono"! 
Precisazione al Corollario sul Teorema di Babolin sulla panificazione: certa gente che non sa neanche cosa sia "buono", apprezzerà comunque un dolce senza zucchero.
Deciso a prendermi la rivincita l'altro giorno riprovo. Con un occhio di riguardo per lo zucchero. Rimane però il problema della teglia (che non c'è). Guardo la formiera dei muffin. Lei mi guarda. Butto un occhio sul canola oil spray. Lui mi sta già guardando. I due si guardano. Dico:"zio can, se nn metto niente si attacca e si brucia, se metto il canola oil si brucia e basta". Che festa! E vai di canola oil! Zio can, sento che morirò un anno prima del previsto per colpa del canola oil!
In forno la partenza è stata comunque entusiasmante! L'impasto ha cominciato a lievitare da subito! Ciò a supporto del "Teorema di Babolin sulla panificazione".
Poi, a metà cottura, venne l'odore di bruciato. Disappunto. Frustrazione. Esacerbazione. 
Ma a parte quello, c'eravamo!  Il muffin era mangiabile e digeribile. 
Ora viene il bello. 
Il giorno dopo arrivo a casa e vedo la smemorata e il bambino malefico che armeggiano in cucina in mezzo a farina, burro e banane. 
Le faccio, sorridendo: "Hey, you are challenging me, aren't you?". Lei ride e dice al bambino di fare in fretta. Non vuole che io veda cosa stanno facendo. "Cos'è 'sta bambinata?" penso io. 
A quel punto vedo che il bambino si dirige verso il forno a microonde con un piatto colmo (colmo) di burro. Ragazzi, sapete cosa vuol dire colmo? Secondo me saran stati tranquillamente 3-400 g. La ricetta originale ne richiede 60. Non oso aprire bocca. Vedo però che il piatto dove c'erano i miei muffin, non c'è più. La sconsiderata lì ha gettati nel cestino. Evidentemente crede che i suoi saran migliori. Me ne vado in stanza a riflettere sul senso della vita di quei poveri muffin. 
Beh, vecchi…quando torno in cucina vedo che sta tirando fuori dal forno il prodotto delle sue fatiche. "Ué ragazza, che fai? non vedi che non sono ancora cotti?" gli faccio io. "No, no, sono cotti" fa lei…bah. Ne apre a metà uno e per vedere meglio e dice:"vedi? sono cotti". Mi son pisciato addosso dal ridere. Cioè, era evidentemente crudo. Le dico:"guarda May, secondo me un'altra mezz'oretta di forno ci vuole". Poi me lo offre per un assaggio. Cerco di evitarlo ma è un'impresa impossibile. 
Ragazzi, che brutta esperienza! Sapeva da burro in una maniera impressionante e non sapeva di banana manco per il cazzo. In più era crudo. Cioè, non "poco cotto": crudo! 
"It's good! Well done", faccio io per tagliare lì un discorso che sarebbe stato infinito. 
Il mio compare mi guarda e mi dice:"ha vinto lei, sono più buoni". 
Io lo guardo e per un momento mi sento un santo che guarda con carità cristiana un irrecuperabile della fede. 
Torniamo al discorso che certa gente non sa cosa è "buono".
Ciao veci!


ps: grossi sbombardamenti nei prox post!


(*): col cazzo che sono stato breve!

lunedì 15 marzo 2010

Il metodo scaccia-gnocca/intruso

Ma veniamo al motivo per il quale ho cominciato il post precedente: il mio inglese! 
Dopo quattro mesetti mi ritrovo con un inglese "da sopravvivenza". Il mio grosso problema non è il parlarlo, quanto il capire cosa mi stanno dicendo i miei interlocutori (e l'accento australiano è risaputamente stronzo). Non tanto in un discorso avviato, quanto proprio nell'attacco del discorso. 
Tipo: tu sei lì che ti fai i fattacci tuoi e arriva uno che ti chiede qualcosa. By default io faccio: "eh?", collezionando album e album di figure di merda.
Il problema è amplificato dal fatto che sono un po' sordo e che ho una naturale predisposizione a non capire al primo colpo quando sono chiamato in causa (succede drammaticamente anche in italiano…).
Ma veniamo alla gnocca.
Una sera di non tanti secoli fa ero al mitico Cooper's Hotel a farmi una birra con il Matteo. Stavamo parlando quando, ad un tratto, i ferormoni italiani che emanavano le nostre ascelle hanno conquistato la ragazzotta che stava alle mie spalle.
Mi sento strattonare un braccio e mi giro. La ragazzotta, che in una qualche vita precedente deve essere stata per forza più bella, mi aggredisce sorridendo e porgendomi la mano:"nice to meet you!". Zio can, questa la so, questa la so! dico io. "Nice to meet you, too!", caro il mio fagottino di carne!
Non mi ricordo come si sia svolto il discorso, mi ricordo solo che lo stavo sostenendo svogliatamente ma egregiamente, considerando che c'era la musica che remava contro. 
Poi, ad un tratto, la tragicomicità del mio inglese prese il sopravvento. Mi aveva già fatto un paio di domande che mi avevano portato a pensare che fosse fortunatamente interessata più al Matteo che a me ma mi chiese un qualcosa che non ebbi capito at all. Con la faccia di un Bobo Vieri nei tempi migliori le chiedo di ripetere una, due, tre volte. Non capisco proprio, dannazione. Mi giro confuso e con la faccia da ebete verso il Matteo, che se la stava ridendo di gusto e si guardava bene dal prendere contatto con "lo zeppelin", e mi dice: "ti ha chiesto 'how old is your mate?'".
Zio can. Una cagata così e non ho capito? Porco cane. Quando mi giro la tipa, non facendo nulla per nascondere la faccia spazientita, si congeda. 
Pazienza zero. Fortunatamente.
Non mi sono ancora abituato al fatto che qui "mate" sostituisce "friend".
Ma andiamo avanti, non è finita qui!
Leviamo le ancore e procediamo diritti verso il Bank Hotel, un pub frequentato per il 90% da popolazione omosessuale. Di questo 90%, il 70% sono lesbiche (ve l'avevo detto che Newtown è il quartiere lesbico di Sydney?). Ma lasciamo da parte i tecnicismi e avventuriamoci verso la mia figura di merda n° 2. Mi dirigo al bancone per ordinare da bere e attendo il mio turno. Il barista è indaffarato a fare cocktail. Quando viene il mio turno ordino una birra per me e una per il mio collega. Al che il barista comincia a blaterare qualcosa. Stranamente capisco. Dice un qualcosa del tipo:"siete i primi che ordinano una birra e mi fate rilassare davanti alla spina". Che a dirla tutta sembra un po' una presa per il culo ma non ci bado, tanto è il senso di rivincita per aver capito una frase a "bruciapelo" (e che frase! mica il solito "come va, amico?"…sì, sì, aspetta aspetta…). 
Ma poi il castello crolla quando lo sento abbaiare un qualcosa che il mio database linguistico non è in grado di incrociare. Io:"Sorry?" Lui:"jksndkfnoerijtoqiejf". Io:"?". Lui:"jnsdfjansdfnakdfjngakjd". Io, desolato: "Eh?". 
Al che lui, mimando una faccia da moviola e parlando altrettanto a rallentatore, fa:"how's the night going, mate?" (e secondo me dopo ha anche tirato una madonna). Ma porco zio! Ma cado sempre sul "mate"? E per due volte di fila per giunta!!!! Inutile dire che Matteo non si divertiva così dai tempi di "L'uomo che usciva la gente".
Quella sera sono tornato a casa depresso. Ma una cosa abbiamo imparato: se non vuoi parlare con qualcuno basta far finta di non capire. Funziona.
L'unica sfiga che puoi avere è che sappia la tua lingua…ma questa è una storia che racconterò un'altra volta, dannazione.
ciao

mercoledì 10 marzo 2010

Il grande trip

Ciao, oh anelli di congiunzione tra gli uomini del passato e gli uomini del futuro, come va? 
E' da un po' di tempo che latito ma ero troppo occupato a salvare il mondo e così non ho potuto scrivere delle meravigliose avventure che sto vivendo qui.
Avventure 'sto par di balle…il tempo sta confermando che questa è stata l'estate più peggiore di tutti i premier degli ultimi centocinquant'anni (ha ha hah ah a! No, non buttiamola in politica, va…).
No, veramente, un tempo così di merda non se lo ricorda neanche lo scozzese con cui ho parlato l'altro giorno. E stavamo parlando del tempo della Scozia! 
No, ma…aspetta che venga io in Australia (d'estate) per fare 'sto tempo di merda! 
A parte questo tutto procede come da copione: il Got continua a massacrarsi il cervello a pensare a idee "potenzialmente intelligenti" per fare business (fallendo sistematicamente e scaricando la sua frustrazione cliccando su "Bah!" ad ogni mio post) e io continuo a massacrarmi il cervello sul metodo di cottura migliore per una sana frittata (la risposta sta in un forno a microonde: no olio fritto, tanto gusto e, soprattutto, poco da lavare. Provare per credere!).
Poi ultimamente sono stato occupato su un paio di cosette che svelerò al mondo quando quest'ultimo si sarà sviluppato abbastanza e sulla pianificazione del viaggio che inizierò a breve. By the end of March I will have saved enough money to start the trip and hip-hop through the east coast…per sfruttare quel po' di inglese che ho imparato (e sul quale ritornerò a breve, cari amici di rete Quattro!).
Ho deciso di prendere un pass con una compagnia di autobus (panoramici, mica quelli di linea!) che macina millemila chilometri attorno all'Australia ogni giorno. Praticamente si paga un pass su un percorso prestabilito (oppure chilometrico) e tu viaggi in autobus, all'interno di questo percorso, scendendo (e salendo) nelle località che ti interessa visitare. 
Non ho un piano dettagliato (in termini di date, più che altro…preferisco così, dopo un'esperienza di tre anni e mezzo di piani infallibilmente dettagliati in Microsoft Project tutti miseramente falliti) ma a grandi linee potrebbe essere un qualcosa del tipo:



Sydney-Melbourne-Canberra (ma nn sono tanto convinto di voler vedere Canberra…)-Coffs Harbour-Byron Bay-Surfer Paradise-Noosa-Hervey Bay, da lì tappa a Fraser Island (l'isola di sabbia più grande al mondo), -Airlie Beach (magari fermandomi da qualche parte tra i mille e rotti km che le separano). Da lì fare una crociera di qualche giorno in barca nella barriera corallina e poi proseguire per Cairns.
Da Cairns poi vorrei partire alla volta del mitico Red Center e vedere Uluru. 
Fatto quello, tornare a Sydney e attendere "l'Avvento del Grande Fazzoletto da Naso Bianco" (citazione per i più colti).
Ogni suggerimento circa le destinazioni è "ben accetto come una scoreggia in una tuta spaziale" (Billy Connoly)
Ciao ragazzi!

domenica 28 febbraio 2010

Avventure culinarie

Ebbene sì, amici, ecco arrivato il momento che tanto aspettavate. Il momento del cibo! 
Oramai son tre mesi passati che vivo qui e ho avuto modo di confrontarmi con cucine che in Italia definiremmo etniche. 
Il concetto di ristorante etnico qui non esiste come esiste in Italia. Anzi, direi proprio che non esiste. Qui si dice "vado a mangiare thai/coreano/lebanese/etc" e basta. 
Non esiste perché fondamentalmente non esiste una cucina australiana. L'unico cibo vera-veramente australiano è la vegemite…ma non è il tipo di cibo che si mangia al ristorante ;-) (e se ve lo propinano dovete un po' rivedere le vostre tecniche di scelta del ristorante, cari miei). 
Qualcuno potrebbe ribattere:"ehi, e che mi dici del barbecue con le salse e la bistecca di canguro/cammello/coccodrillo?". La risposta è:"Burp! Suvvia, caro il mio qualcuno, mica penserai che il barbecue sia un metodo di cottura originale che avete solo qui? Eppoi una bistecca è pur sempre una bistecca, poco importa se è di canguro o altro…". Vabbè, concediamogliela…qui ci vanno giù di carne con la gravy sauce. Il canguro è ottimo. Il cammello non lo so. Il coccodrillo neanche. Ma li proverò una volta o l'altra.
Ma torniamo a parlare di cose serie. Mi sono innamorato della cucina turca. Una festa di papille gustative che cercano disperatamente un altro po' di pane turco (appena fatto) intinto nei dips. Il kebab di agnello. La pide. Le grigliate. Incredibile ragazzi! Incredibile! Poi quando esci dal ristorante "olvo" avendo speso solo 15 dollari è ancora più una festa.
L'altra sera siamo andati a mangiare indiano. Ero entrato in ristorante colmo di preconcetti ma devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso. Entree di anelli di seppia o calamaro (chi lo sa???) ottimamente fritti con una pastella leggermente piccante, accompagnati da salsa di yogurt alla menta e pollo marinato con uno yogurt di cui non ricordo il nome (mi sa che si chiamava tandori chicken o qualcosa del genere). Fantastico. Io poi ho preso il Vindaloo beef medium hot che era il livello di piccante più basso. Oltre il medium hot c'era l'hot, l'extra hot e il super sayan 4° livello. Già a partire dall'hot servivano il piatto con un estintore portatile. Non vi dico altro.
Spiluccando poi dalle altre portate ho potuto solo confermare che sì, "l'uomo del monte ha detto sì": l'indiano mi piace e ne gioirò ancora. 
Sono poi andato a mangiare un paio di volte thailandese. Ecco, il thai non mi entusiasma. Non che si mangi male, eh, è che ogni pietanza si assomiglia. Almeno, se prendi lo stir fried puoi anche cambiare il nome del piatto, ma il gusto sarà molto simile al piatto che avevi preso l'ultima volta.
Prima di tornare in italia mi riservo di gioire della cucina lebanese (di cui ho già avuto un assaggio), della giapponese, della coreana e dell'africana (di cui mi han parlato moto bene). 

ciaoooo


domenica 14 febbraio 2010

Usi e Costumi made in Oz: approccio alle bevande

Ciao, oh esseri dalla dubbia moralità. Affrontiamo quest'oggi un altro capitolo della saga Usi e Costumi made in Oz: oggi parliamo di bevande. Anzi, parliamo dell'approccio australiano alle bevande. Pronti? Che festa!
Per farlo mi avvarrò di un documento anch'esso made in Oz: trattasi di uno stralcio di giornale distribuito in stazione dei treni (l'equivalente del "Leggo" a Padova). Here it is:



La domanda che pone il giornale alle tre ragazzotte è: "Se non puoi bere caffé, cosa berresti al suo posto?". Che domandona, ahn!?! Dalle risposte, però si capiscono diverse cosette.
La prima ragazzotta risponde:"Acqua. In ogni caso è troppo caldo adesso per bere caffé". 
La seconda ragazzotta porge placidamente:"Birra". 
La studentessa illuminata in terza posizione afferma:"Succo di pomodoro. Berlo ti fa sentire salutare".
Ora, ciascuna mostra un aspetto molto australiano:
la prima ragazza mostra come per l'australiano medio il caffé non sia realmente una bevanda indispensabile. Perché? Il fatto che qui l'espresso quasi non si conosca e nei bar dove lo servono fa abbastanza schifo può essere un fattore di rischio. Ma non credo sia determinante. Qui si beve il caffé in polvere. E con il caffé in polvere posso dire anch'io che preferirei bere acqua. Quindi assolviamo la ragazzotta number 1…non è colpa sua. 
Inciso: la moka del caffé si trova solo nei negozi di Leichhardt, il quartiere italiano. E nel momento del bisogno voglio vedervi spiegare a qualcuno cos'è una moka (e soprattutto perché ti serve, visto che esiste già il caffé in polvere!). Io c'ho tentato con la proprietaria di casa e lei mi ha indicato quella specie di affare per fare le tisane. No way, zio can.
Passiamo alla seconda ragazzotta (che tra parentesi ha lineamenti che la fanno somigliare a mia sorella Stefi). Si vede che ha appena finito di bere birra! Sprizza felicità da tutti i pori! Lunga vita alla bevanda dorata! Un unico appunto: se qualcuno mi spiega come si fa a considerare il caffé e la birra bevande intercambiabili. Cavolo, se non posso bere caffé berrei, che so, thé. Un qualcosa che mi tenga sveglio, insomma. Vabbé, tant'è. Assolviamo anche la seconda ragazzotta per la simpatia.
Arriviamo alla colonna portante di questo post: la ragazzotta number three. La quale dice che se non può bere caffé berrebbe succo di pomodoro. Aggiunge spavaldamente che berlo ti fa sentire salutare. 
C'è materiale abbastanza per una tesi universitaria della facoltà di psicologia dal titolo "La confusione mentale in età post-puberale e comportamenti a rischio correlati", o sbaglio? 
Non ho mai bevuto il succo di pomodoro ma mi sento di dichiararla colpevole.
Cosa ci dice questo? Beh, primo che qui esiste il succo di pomodoro come bevanda dissetante (oddio, sbocco!). Secondo, che si beve. Terzo, che evidentemente piace.
Ma la ragazzotta evidenzia un altro aspetto che mi è sembrato di notare diverse volte durante la mia permanenza: c'è molta attenzione all'apparire o al sentirsi salutare. Non esserlo. Sentire di esserlo (basta anche una volta al giorno). C'è una discreta differenza. 
Eravamo a cena dalla Emma la settimana scorsa in occasione di un barbecue in cui c'erano alcuni amici di famiglia. Nel tavolo dei "ragazzi" (ebbene sì, ero nel tavolo dei ragazzi…) si stava parlando degli orari in cui si è abituati a cenare (barbecue cominciato alle 17.30-18.00). Io e il Got portiamo la nostra mediterraneità e diciamo che siamo abituati a mangiare normalmente più tardi rispetto all'Australia. Al che la ragazzotta (Aussie) presente al tavolo conferma che lei mangia normalmente attorno alle diciotto. E aggiunge che è molto più salutare perché si ha più tempo per bruciare calorie. 
Tutto vero, se non sei un'abitué del Mc Donald [non erano passate 12 ore da quando era stata lì l'ultima volta (erano le sei di sera, significa che, con ogni probabilità, ha fatto colazione da Mc Donald)]. 
Non tutti sono ovviamente così (per esempio a casa della Emma mangia egregiamente), però si sentono spesso controsensi di questo tipo tra la popolazione dei giòvani. 
Notte

ps: ok, mi sembra di aver assolto due persone su tre, quindi vado a letto senza sensi di colpa. Rileggendo quello che scrivo mi capita spesso di avvertire una vena troppo critica…e non è il mio intento (il mio intento è di scrivere quello che vedo in tono ironico e divertente).